Corriere della Sera

Ballando sotto le stelle l’italia parte bene Schiacciat­o il Giappone

Grande tifo al Foro Italico, in tribuna anche Mattarella

- Flavio Vanetti

Le luci, la magia e la disco-volley del Centrale del Foro Italico assistono al decollo morbido dell’italia — 3-0 al Giappone — in un Mondiale (organizzat­o assieme alla Bulgaria) che capita vent’anni dopo l’ultimo dei tre trionfi azzurri nella storia e a quaranta di distanza dall’argento del 1978, conquistat­o proprio a Roma e punto «alfa» del lancio della pallavolo nel nostro Paese.

Il presidente Sergio Mattarella — che partecipa alle «ole» e con il suo cellulare si unisce ai tifosi chiamati a illuminare le tribune — è idealmente il primo dei 11.170 spettatori che gremiscono il tempio del tennis, una folla che porta in dote un incasso da 270 mila euro. Grandi numeri e grande atmosfera, partendo dalla bella idea di convocare e salutare quasi tutti i reduci dei tre ori mondiali (1990, 1994 e 1998), passando quindi al fascino del match che inizia al tramonto e approda al buio della sera: «È un’esperienza unica entrare in campo alrena l’aperto e sentirti un gladiatore» dice Ivan Zaytsev, il capitano di questa nuova missione. Ma subito dopo, ecco la correzione: «Bello il risultato, meno il gioco. Dobbiamo crescere».

È un’italia, diremmo, da 7 più: non è devastante, ma è potente il giusto per indirizzar­e subito il match e tenerlo sotto controllo. L’unico sbandament­o è in avvio del terzo set (6-8 e 9-10), ma si avverte subito che il rischio di compromett­ere i primi tre punti in un torneo dalla formula cervelloti­ca è basso. Quando serve, la Nazionale sa sempre infatti fare la differenza a muro (9-1) oppure con i suoi bomber, Zaytsev (13 punti), Juantonota­re Schiacciat­a L’azzurro Filippo Lanza supera il muro a tre del Giappone durante la partita inaugurale del Mondiale di volley tra Italia e Giappone al Foro Italico: gli azzurri si sono facilmente imposti per 3-0 (Ansa) e Lanza (11 a testa) che alla lunga, per i giapponesi, diventano i tre dell’ave Maria. Chicco Blengini, con il tricolore dipinto su una guancia («Questo è il bacio di mia figlia»), può allora parlare di «un atteggiame­nto giusto e da ripetere” elogiando “la pazienza che abbiamo avuto, la nostra stella polare in un campionato nel quale i pericoli non saranno seminati solo dalle avversarie più accreditat­e».

Sembra facile giocare sotto le stelle e in un catino che sgorga di passione. Invece non lo è. Prima di tutto c’è l’emozione dello scenario (Juantorena: «In avvio l’ho perfino subito: avevo i brividi»), poi ci sono le luci che cambiano («Palleggiar­e diventa difficile e si modificano i riferiment­i, anche il segreto è passare sopra a tutti questi ostacoli» assicura Simone Giannelli, mente pensante del gioco azzurro) e infine, a sorpresa, «c’è la percezione del rumore che diventa differente» aggiunge Blengini. Ha quindi un valore relativo an- che l’italia al servizio ha reso meno del previsto e, forse, del dovuto. Ma questo fondamenta­le è uno degli aspetti da rivedere. Ancora Giannelli: «La battuta è migliorabi­le, però si può fare di più anche in difesa».

Giovedì prossimo l’italia riprenderà (a Firenze) contro il Belgio di Andrea Anastasi, uno che il Mondiale (da giocatore) l’ha vinto. L’asticella già si alza, gli occhi devono restare ben aperti: «Siamo solo all’inizio di un cammino lungo e duro». Una frase accomuna lo spirito ambizioso e prudente di questa Azzurra.

d Blengini Grazie Roma, è stata una grande emozione Giocare con questo calore è stato super

d Zaytsev Esperienza unica entrare in campo all’aperto e sentirsi un gladiatore Dobbiamo crescere

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