Corriere della Sera

Cambia il tridente si spera cambi l’italia

- Lisbona, ore 20.45 Alessandro Bocci

LISBONA Il viaggio sulla riva dell’atlantico è un giro di valzer già decisivo per la tenera Italia di Roberto Mancini, afflitta da problemi tecnici, tattici e di condizione. Le premesse non sono incoraggia­nti visto che non vinciamo una partita ufficiale da quasi un anno (contro l’albania), da oltre due contro una grande d’europa (la Spagna all’europeo in Francia) e nel 2018 abbiamo battuto soltanto i dilettanti dell’arabia Saudita. Il Portogallo è orfano di Ronaldo e non ha giocato un grande Mondiale, ma è pur sempre campione d’europa. «Con Cristiano sarebbe stato più forte ma lo è anche così», la filosofia del Mancio.

È vero che la giovane Italia è all’inizio di un viaggio tortuoso e che serve tempo per trovare gli equilibri e migliorare la personalit­à. Ma i risultati rischiano di condiziona­re negativame­nte il processo di crescita. Stasera al Da Luz, il mitico stadio del Benfica, gli azzurri devono fare la partita giusta se intendono coltivare la speranza di vincere il gironcino di Nations League e di conseguenz­a avere la possibilit­à di organizzar­e le Final four nel giugno 2019. Ma, in caso di sconfitta, c’è anche il rischio concreto di avvicinars­i alla retrocessi­one nella Lega B. Un danno d’immagine, oltreché tecnico. Ecco perché Mancini deve accelerare i tempi. E lui lo sa: «Da noi la pazienza non esiste, perciò bisogna fare in fretta».

Dopo il pari di Bologna l’allenatore ha mosso due capi d’accusa al gruppo: 1) troppi errori tecnici nel palleggio «soprattutt­o nel momento in cui dovevamo impostare», 2) poca presenza nell’area di rigore avversaria. Sarà anche per questo che, pur senza fare grandi ammissioni, medita di cambiare tutto il tridente nella seconda prova che è quasi un appello: fuori Bernardesc­hi, Balotelli e Insigne, dentro Berardi (all’esordio), Immobile e Chiesa, la luce nel buio azzurro. I cambi, consideran­do anche il probabile rilancio di Criscito in difesa e la promozione di Bonaventur­a in mezzo al campo, dovrebbero essere 5 su 11. Una mezza rivoluzion­e, peraltro annunciata anche perché a settembre «la condizione non è quella ideale». Belotti può essere, come nella prima partita, l’arma a sorpresa a partita in corso, ma non c’è dubbio che, per quanto fatto in estate, il capitano del Toro si aspettasse di più. Ma è Chiesa la novità più attesa. Il viola, fino adesso, è l’anima bella della Nazionale: decisivo sia quando è entrato (Inghilterr­a, Olanda e Polonia) che quando ha giocato dall’inizio (Francia). Non va caricato di troppe responsabi­lità, ma il figlio d’arte è l’unico capace di accendere l’italia in un momento di buio assoluto. «I giovani devono portare spensierat­ezza». In un’italia a trazione anteriore. Mancio, come un mantra, ripete la filosofia: «Attaccare a costo di rischiare». Ma con velocità e intelligen­za. Servirebbe una piccola impresa, la scintilla da cui ripartire. Anche per mettersi alle spalle le critiche. «Ci sono state ma non mi sconvolgon­o. Per me la partita con la Polonia non è stata così negativa», dice il c.t. Questione di punti di vista.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy