Il significato del clamoroso ritorno di Canale 5 sul satellite
La nuova stagione televisiva si apre con una novità importante: Canale 5 è tornato sulla piattaforma Sky e, a breve, vi faranno ritorno anche Rete4 e Italia 1. Il rientro di Canale 5 può apparire una cosa squisitamente tecnica, ma per il mercato televisivo segna un passaggio importante, come clamoroso era stato il momento dell’uscita dei canali Mediaset dalla piattaforma Sky, tre anni fa (tre anni fa? Con le moderne tecnologie sembra sia passato un decennio).
Il tutto — ricordate? — per un braccio di ferro fra i due broadcaster: durante l’estate 2015, il Biscione aveva dato tono ultimativo alle richieste, avanzate per anni, di vedersi pagati i diritti di ritrasmissione per i suoi canali in chiaro. In previsione di Premium (un’esperienza che ora pare agli sgoccioli), Pier Silvio Berlusconi non aveva voluto regalare alla piattaforma Sky il ruolo strategico del gatekeeper (controllore privilegiato) che offre al pubblico tutto o quasi quello che passa in tv.
Ma l’attuale consumo televisivo non è fatto solo di prodotti, è fatto anche di modalità di visione e, in un comunicato Mediaset afferma di voler «portare i propri canali su tutte le piattaforme free e pay: digitale terrestre, satellite e streaming online. Un’estensione continua che comporta due importanti risultati: da un lato garantire al pubblico la visione delle reti Mediaset su qualsiasi device, dall’altro accrescere in modo adeguato la forza, la qualità e il valore dei palinsesti e dei contenuti Mediaset».
Che è esattamente quanto si suggeriva al Biscione, inascoltati, al momento del distacco. Non c’è dubbio, il vero cambiamento negli ultimi anni riguarda proprio l’estensione della convergenza e le abitudini di visione: il consumo televisivo tende a farsi sempre più personalizzato, in un’ideale linea di sviluppo che conduce dalla griglia del palinsesto alla libertà «video on demand».