«Il test di inglese? Scoperto solo 20 giorni fa»
Adesso è tutto chiarito. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha detto chiaro che rinuncia a concorrere per la cattedra di Diritto privato all’università La Sapienza. Ma ieri mattina c’erano stati momenti di forte imbarazzo nella Facoltà di Giurisprudenza, quando ai due candidati presenti, Giovanni Perlingieri dell’università di Napoli e Mauro Orlandi della Cattolica di Milano è stata prospettata una situazione inattesa.
«C’è stato comunicato che l’altro candidato, il professor Conte, non sarebbe venuto per un legittimo impedimento: impegno istituzionale. E c’è stato fatto scegliere se fare subito la prova o contestualmente. Abbiamo chiesto anche noi lo slittamento per fare il test contestuale, riservandoci di valutare la legittimità di quel rinvio», spiega, all’uscita, senza polemiche, Perlingieri.
La stranezza di un legittimo impedimento che faceva bloccare l’intera macchina del concorso, rinviando il test, del resto non era stata l’unica ad attirare l’attenzione. La stessa prova di inglese era giunta un po’ a sorpresa. «Il profilo prevedeva la conoscenza dell’inglese giuridico, ma nel bando non c’era. Abbiamo scoperto 20 giorni fa che oltre alla valutazione per titoli avremmo sostenuto anche il colloquio in inglese su una nostra pubblicazione (scritta in italiano). Perfettamente legittimo, intendiamoci, anche se più consueto nei corsi di Diritto internazionale o comparato, piuttosto che in quello di Diritto privato, da svolgere in italiano per futuri magistrati, avvocati e notai italiani». A dissipare i sospetti, infine, l’annuncio di Conte.