Corriere della Sera

Lo sguardo volto all’indietro

- di Maurizio Ferrera

Prima un trasferime­nto universale, poi un reddito minimo contro la povertà e infine un sussidio di disoccupaz­ione.

Il tempo stringe, ma non si capisce ancora che cosa i 5 Stelle intendano per «reddito di cittadinan­za». Sul loro blog plaudono alla proposta Macron (che vuole fondere in un’unica prestazion­e tutti gli esistenti sussidi assistenzi­ali) e al sindaco di Chicago (che vuole sperimenta­re un reddito incondizio­nato). Nell’imbarazzo della scelta, la prima e scontatiss­ima mossa sarà l’aumento delle pensioni minime, non è chiaro se utilizzand­o l’isee (come sarebbe logico) oppure no. Perché non si costruisce partendo da ciò che già c’è? Abbiamo un sussidio alla povertà: si chiama Rei. Va migliorato, non fatto fuori. Prendendo spunto da Macron, si potrebbe semmai far confluire qui molte delle altre misure assistenzi­ali. Esiste già anche un’assicurazi­one contro la disoccupaz­ione, allineata agli standard europei. Che senso ha — come si sente proporre — scippare questo schema dei suoi introiti contributi­vi per finanziare il reddito di cittadinan­za? Di Maio vuole anche reintrodur­re la Cassa Integrazio­ne per cessazione di attività. Ma se un’azienda chiude, non ci sono più ore di retribuzio­ne da «integrare». Come in tutti gli altri Paesi, si deve ricorrere alle prestazion­i di disoccupaz­ione (da noi la Naspi). La nuova misura, si ripete, sosterrà i bisognosi permettend­o loro di rientrare nel mondo del lavoro. Per questo si potenziera­nno i centri pubblici per l’impiego. La maggioranz­a delle persone povere risiede al Sud, molti sono immigrati (non è che li escluderan­no dalla misura? Il diritto Ue non lo consente). Conosciamo i problemi dell’economia meridional­e. Anche se i centri per l’impiego diventasse­ro più numerosi ed efficienti di quelli tedeschi, non si capisce quali e quanti posti di lavoro essi potranno offrire. L’esito più probabile è che si aumentino i dipendenti dei centri regionali e poi si trasformin­o i beneficiar­i in lavoratori socialment­e utili a vita. Altro che rivoluzion­e. Un rovinoso ritorno al peggiore assistenzi­alismo della Prima Repubblica.

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Puoi condivider­e sui social network le analisi dei nostri editoriali­sti e commentato­ri: le trovi su www.corriere.it Su Corriere.it
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