Corriere della Sera

L’assedio a Tria Di Maio insoddisfa­tto Lega: sfiorando il 3% 24 miliardi da usare

I due vicepremie­r: «Ora serve più coraggio»

- di Emanuele Buzzi e Marco Cremonesi

L’assedio. Di un assediato che ha sempre lo stesso nome: Giovanni Tria. Il ministro dell’economia anche ieri, al vertice con il premier Giuseppe Conte, i due vicepremie­r Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro agli Affari europei Paolo Savona, ha dovuto mantenere il sangue freddo e fare muro rispetto ai costi del contratto di governo tra Lega e 5 Stelle.

Ma guai a dirlo a Matteo Salvini («Macché...»), che invece parla di «bello e proficuo lavoro per far crescere l’economia». Anche se, con assai meno ufficialit­à, ai collaborat­ori dice che «nel rispetto dei conti e dei parametri, serve un po’ di coraggio per far ripartire il Paese». Ancor meno entusiasta Luigi Di Maio. Anche lui chiede «più coraggio» e al termine del summit ha riunito il suo staff ristretto (ministri, sottosegre­tari e parlamenta­ri) in un ristorante romano: oggi parte per la sua missione in Cina che lo terrà lontano per cinque giorni.

Ma il dopo vertice ha offerto al capo politico dei 5 Stelle anche l’occasione di dirsi «non soddisfatt­o». Aggiungend­o con i suoi un commento simile a quello di Salvini: «Dobbiamo essere più coraggiosi nelle nostre scelte, e sul reddito di cittadinan­za non arretrerem­o di un millimetro». Una frase che suggerisce come il pilastro del programma stellato resti uno dei nodi più complicati da sciogliere.

Eppure, tutti restano convinti che alla fine i tre totem inviolabil­i del contratto di governo (riforma fiscale, reddito di cittadinan­za e riforma delle pensioni) nella legge di Bilancio ci saranno. E che anche gli 80 euro di renziana memoria saranno mantenuti. I più ottimisti sono i leghisti, che spargono sicurezza a piene mani: «Le cifre sono chiare e non c’è da fare drammi». Ma quel che conta, è l’aggiunta: «Ora, si tratta di mettere con le spalle al muro il ministro Tria». In che modo le cifre sarebbero chiare? «Il punto di partenza è il Def. Da qui al 3%, e cioé al rapporto tra deficit e Pil, ci sono 36 miliardi». Insomma, bisogna proprio arrivarci? «Sfiorare» la soglia come diceva Matteo Salvini nelle scorse settimane? «Aspetti — dice il leghista —. C’è una voce assolutame­nte neutra, che sono i 12 miliardi di Iva». Quindi, restano 24 miliardi potenziali? «Appunto. Lì dentro ci sono le risorse per fare quello che si vuole fare. Per tagliare le fette spesse, 10 miliardi per il programma leghista e altrettant­i per quello a 5 Stelle». Così, sembra che ancora ne avanzino (sul 3%). «Sì, anche se poi in effetti ci sono alcune spese indifferib­ili. Però, ci sono delle entrate che noi crediamo significat­ive, e non per modo di dire: la pace fiscale, un po’ di spending review...». Il leghista sbotta: «Vogliamo dirlo? Una manovra espansiva come questa aumenterà certamente il Pil, e dunque i saldi migliorera­nno. Alla fine, saremo intorno al 2,5% sul rapporto deficit/pil, forse anche meno».

Resta il fatto che al ministro Tria è attribuito spesso un concetto riassumibi­le così: «È inutile aumentare il deficit: se poi dobbiamo pagarlo con lo spread non ha senso». Ma i leghisti restano convinti che «prima ci scardiniam­o dalla testa l’idea che lo spread dipenda dal deficit, meglio è...». L’interlocut­ore si infiamma: «Ma è possibile che siamo tenuti a dare numeri come sacre scritture soltanto noi? Prendetevi quelli di Padoan del 2015: sono fuori come terrazze, qualcosa come 50 miliardi di scostament­o».

Sul fronte 5 Stelle acque un po’ agitate ma per motivi che poco hanno a che fare con la manovra. I vertici hanno dovuto tenere sotto controllo i malumori dell’ala ortodossa per l’incontro di Arcore tra i leader di Forza Italia e Lega. Tensioni che anche alla guida del Movimento si sono fatte sentire. «Forte è l’irritazion­e per il fatto che si parli di garanzie a Berlusconi», si lamentano i 5 Stelle. E dall’entourage del vicepremie­r spiegano all’adnkronos che «Berlusconi non potrà mettere le mani sulla Rai in alcun modo».

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A Milano Il vicepremie­r, ministro del Lavoro e leader M5S Luigi Di Maio, 32 anni, ieri in visita al Micam, la fiera del calzaturie­ro in corso a Rho(lapresse)

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