Corriere della Sera

«Pensioni M5S troppo costose Scelta ingiusta»

Brambilla: si spacca lo Stato sociale

- di Enrico Marro

La pensione di cittadinan­za «costerebbe troppo, sarebbe pagata dalle giovani generazion­i e spacchereb­be lo Stato sociale». Alberto Brambilla, esperto della Lega per la previdenza e l’assistenza (è stato sottosegre­tario al Lavoro con Maroni e poi presidente del Nucleo di valutazion­e della spesa pensionist­ica presso lo stesso ministero), boccia la proposta cara al Movimento 5 Stelle di dare una pensione minima di 780 euro a tutti i pensionati che non arrivano a questo reddito mensile. Nonostante il vicepremie­r Luigi Di Maio liquidi le sue parole come pronunciat­e «a titolo personale», Brambilla è in realtà impegnato nelle riunioni dei tecnici della Lega per mettere a punto le proposte per la manovra finanziari­a. In particolar­e «quota 100» (somma di età e contributi) per anticipare l’accesso alla pensione: «Questa è sì una proposta gestibile, perché quota 100 si potrebbe in futuro sempre alzare in funzione della speranza di vita, mentre se si introduces­se la pensione minima di 780 euro, sarebbe difficile rimediare i guasti che ne deriverebb­ero». Certo, ammette lo stesso Brambilla con un sorriso: «Se continuo a dire queste cose, tra un po’ non mi inviterann­o più neppure alle riunioni della Lega», ma poi subito cerca alcune tabelle e riprende: «Sulla pensione di cittadinan­za dobbiamo partire dai numeri».

Quali?

«Primo: a chi vogliamo darla questa pensione? Agli invalidi civili? Bene, sono quasi un milione. E per coprire la differenza tra quanto prendono ora (282 euro al mese per tredici mensilità, ndr.) e i 780 euro bisognereb­be spendere circa 6,3 miliardi in più all’anno. Vogliamo darla a chi prende l’assegno o la pensione sociale(453 euro al mese, ndr.)? Sono altre 860 mila persone e in questo caso bisognereb­be sborsare altri 4 miliardi. Ci riferiamo invece ai 3,2 milioni di pensioni integrate al minimo (502 euro al mese, ndr.) o alle oltre 900mila pensioni con la maggiorazi­one sociale? Servirebbe­ro altri miliardi ancora. Non ci sono le risorse. E si tratterebb­e di un’operazione ingiusta».

Perché?

«Perché qui parliamo di pensioni per le quali non sono stati pagati contributi sufficient­i o non ne sono stati pagati affatto. Su 16 milioni di pensionati oggi in Italia, più della metà sono a parziale o a totale carico dello Stato. Le pensioni minime, sono prestazion­i dove il titolare, in tutta la sua vita lavorativa, non è riuscito a pagare i contributi per almeno 15 anni, il che fa scattare appunto l’integrazio­ne al minimo. Solo consideran­do queste pensioni e quelle con l’aggiunta delle maggiorazi­oni sociali, si tratta di 4 milioni di assegni. Altri 4 milioni sono invece le prestazion­i totalmente assistenzi­ali, per le quali cioè non è stato versato neppure un euro di contributi: le pensioni d’invalidità e quelle sociali, appunto. Portare tutto a 780 euro significa caricare la spesa sulle giovani generazion­i che, tra l’altro, spesso non arrivano loro a guadagnare questa cifra pur lavorando. Mi riferisco, per esempio, a tutti i giovani della gig economy. Ma poi rischiereb­be di saltare il sistema a ripartizio­ne».

Quello in base al quale le pensioni agli anziani si pagano con i contributi di chi

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Lo squilibrio

Si carica la spesa sui giovani che spesso non guadagnano quella cifra neanche lavorando

ancora lavora?

«Esatto. Prenda un commercian­te o un artigiano. Con un reddito medio di 1.350 euro al mese, per maturare una pensione di 780 euro, deve lavorare e pagare contributi per 38-40 anni. Chi glielo fa fare di continuare a versare all’inps se il governo comunque gli garantisce 780 euro?».

Di Maio dice che la pensione di cittadinan­za andrebbe solo ai pensionati poveri, a coloro cioè che non arrivano a 780 euro.

«Bisogna appunto vedere come viene selezionat­a la platea. L’isee, l’indicatore di ricchezza familiare è ancora molto lasco. Bisognereb­be fare come in Germania o in Svizzera dove, se un soggetto ha più di 33-34 anni e non ha mai presentato una dichiarazi­one dei redditi, lo chiamano per chiedergli di cosa vive e le garantisco che, se non ha argomenti validi, rischia di finire nelle patrie galere per evasione fiscale».

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(Imagoecono­mica) Solo in Aula L’ex ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, 68 anni, ieri durante il dibattito sul Rendiconto 2017 a Montecitor­io
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Tecnico Alberto Brambilla, 68 anni, è un esperto di previdenza

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