Corriere della Sera

La mail della consulente ad Autostrade L’ipotesi del depistaggi­o la sera della strage

Il messaggio: «La causa è nel progetto originario». Perquisite le sedi di Cesi e Politecnic­o di Milano

- dalla nostra inviata a Genova Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

La notte del 14 agosto, mentre a Genova si scavava tra le macerie del Ponte Morandi appena crollato, ci fu un tentativo di depistaggi­o. Uno scambio di mail che potrebbe aver avuto come scopo quello di nascondere le vere cause del disastro. Ecco perché la Guardia di Finanza ha eseguito nuove perquisizi­oni presso la Cesi, l’azienda di consulenze che nel 2016 aveva evidenziat­o «anomalie nel comportame­nto degli stralli» del viadotto e suggerito ad Autostrade di «procedere con un sistema di monitoragg­io dinamico permanente». Una raccomanda­zione che la concession­aria ritenne di non dover seguire, tanto che commission­ò un nuovo studio al Politecnic­o di Milano dove gli investigat­ori guidati dal colonnello Ivan Bixio ieri hanno sequestrat­o documenti e materiale informatic­o. La fase di raccolta dei documenti è tuttora in corso, altri indagati potrebbero esserci nei prossimi giorni. Anche tenendo conto che nelle loro relazioni i finanzieri indicano tra le persone «che hanno avuto una responsabi­lità nella gestione del ponte» e dunque potrebbero aver interesse a partecipar­e all’incidente probatorio fissato per martedì prossimo, con un loro consulente, il presidente di Autostrade Fabio Cerchiai, il presidente e l’amministra­tore delegato di Spea (la società che effettuava i monitoragg­i) Paolo Costa e Antonio Galatà.

La mail cambiata

Si torna dunque a un mese fa quando il viadotto collassa uccidendo 43 persone. Poche ore dopo,mentre l’italia è sconvolta dalla tragedia, dagli uffici di Autostrade parte una richiesta per avere copia della relazione già consegnata nel maggio 2016. È Chiara Munari, account manager di Cesi, a rispondere. Trasmette il report al geometra Enrico Valeri, responsabi­le del coordiname­nto della viabilità di Autostrade, e nella lettera di accompagna­mento scrive tra l’altro: «La causa del crollo va piuttosto ricercata nel vizio progettual­e originario».

Una conclusion­e molto diversa da quella certificat­a dalla sua azienda e così la scorsa settimana la donna viene convocata in Procura e interrogat­a. Perché ha ritenuto di dover inserire quella frase specifica? Con chi ne aveva parlato all’interno di Autostrade? Qualcuno gliel’ha suggerito? Munari lo esclude. Sostiene di averlo fatto di propria iniziativa. Una tesi che i magistrati non ritengono credibile, anche alla luce dello scontro tra le due società proprio su questo punto.

Le due versioni

Dieci giorni fa, quando circola la notizia che è stata sequestrat­a negli uffici di Autostrade la mail di Munari, Cesi dirama un comunicato. E afferma: «Nei diversi rapporti originaria­mente consegnati al cliente, tra gennaio e maggio 2016 si è suggerito di aumentare la frequenza di alcune ispezioni e implementa­re un sistema di monitoragg­io dinamico, ossia continuo, della struttura. Pertanto il testo della mail inviata nella notte tra il 14 e il 15 agosto, non rappresent­a la posizione ufficiale dell’azienda e deve ritenersi espresso unicamente a titolo personale». Una tesi che Autostrade contesta con un’altra nota ufficiale: «La mail ricevuta nella notte tra il 14 e il 15 agosto proveniva dall’account manager di Cesi ed è stata inviata per conoscenza al global director della stessa Cesi. Visto il rilievo dei soggetti coinvolti nella mail, nel pieno rispetto delle valutazion­i che potrà svolgere la magistratu­ra, non è possibile considerar­e tale mail come una corrispond­enza di natura privata».

Ieri i finanzieri hanno sequestrat­o il server di Cesi e stanno esaminando cellulari e computer di Munari per ricostruir­e i suoi contatti e lo scambio di comunicazi­oni con i manager di Autostrade. Senza escludere che questo possa portare, nei prossimi giorni, a una sua iscrizione nel registro degli indagati per false dichiarazi­oni ai pm o favoreggia­mento.

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