Corriere della Sera

Brasile, la sfida di Haddad e D’avila Un ticket in corsa nel nome di Lula

L’ex sindaco di San Paolo e la giovane comunista scelti dal leader in carcere

- Rocco Cotroneo

I sondaggi

Negli ultimi sondaggi in vista delle presidenzi­ali del 7 ottobre, Fernando Haddad, candidato in extremis del Partito dei lavoratori, ha ottenuto il 13% delle intenzioni di voto: lotterà per il secondo posto, per andare al ballottagg­io

Haddad è poco noto: stato un buon ministro dell’educazione nel governo Lula e poi un modesto sindaco di San Paolo: anche in questa occasione la scelta fu paracaduta­ta dall’alto

In testa alle preferenze resta con il 26% delle intenzioni di voti il leader dell’ultra destra Bolsonaro Il candidato vero è in prigione, davanti alla tv; quello di facciata è su un palco, sotto un acquazzone serale nel centro di Rio, circondato da militanti inzuppati. Fernando Haddad è appena uscito dagli studi della rete Globo dove è stato massacrato di domande per mezz’ora dai due anchormen più popolari del Brasile («Siete il partito più corrotto del Brasile», «Perché non chiedete scusa?», «Lei da chi è stato nominato?»). Sapeva, quando ha accettato l’incarico, che sarebbe stato sottoposto a qualunque cosa: accuse, ma anche ironie e sberleffi. Quando Lula disse tronfio che avrebbe riempito il Paese di pali della luce che lo rappresent­ano, Haddad ha però risposto «Eccomi!»: «Sono il palo numero uno, e illuminere­mo il Brasile».

A tre settimane dal voto è partita l’operazione voluta e imposta da Lula alla sinistra e a tutto il Brasile. Il vecchio ex ha fatto finta di essere candidato alla presidenza, sapendo che la giustizia non l’avrebbe permesso (ha una condanna per corruzione in secondo grado), mentre i suoi avvocati scaricavan­o decine di ricorsi per tirarla in lungo. L’ultimo giorno utile ha dato infine via libera al sostituto. Fernando Haddad ha 55 anni, è stato un buon ministro dell’educazione nel suo governo e poi un modesto sindaco di San Paolo: anche in questa occasione la scelta fu paracaduta­ta dall’alto, venne eletto (2012) ma al momento di rinnovare l’incarico (2016) gli elettori lo rimandaron­o a casa.

Per la corsa presidenzi­ale Lula ha avuto dubbi fino all’ultimo, perché il prescelto «non ha una faccia da Pt», il Partito dei lavoratori. Troppo bianco e borghese, nonostante la chiara discendenz­a araba del suo cognome. Il problema di Haddad è che è conosciuto nel Brasile ricco e urbano, dove gran parte degli elettori non sono di sinistra, mentre pochi sanno chi sia nel Nordest povero e rurale, dove infatti lo chiamano «Andrade», cognome assai comune e che suona uguale.

L’altro problema è che Lula non aveva alternativ­e. Tutto lo stato maggiore del suo partito, negli ultimi dieci anni, è caduto sotto accuse di corruzione. Ma non poteva certamente disperdere quel patrimonio del 30-35% dei brasiliani che lo volevano di nuovo presidente, se avessero potuto sceglierlo. Finita la finzione, ora Haddad dovrà iniziare a correre con le proprie gambe. Ammesso che gli convenga. La strategia al momento è davvero quella del palo, del burattino. Pienamente accettata. «Haddad è Lula», e si fa fotografar­e reggendo la sua maschera. L’altra sera dal In coppia

Il candidato del Partito dei Lavoratori Fernando Haddad, 55 anni e Manuela D’avila, 37 anni, che gli farebbe da vice palco di Rio ha fatto smettere un coro in suo nome per intonare quello sul capo, e nei manifesti elettorali il vecchio leader barbuto gli è sempre alle spalle. A scapito di Manuela D’avila, la giovane rappresent­ante del Partito comunista che sarebbe la sua compagna di ticket, la candidata alla vicepresid­enza. Anche la D’avila è stata imposta da Lula, che la benedisse sul palco del suo ultimo comizio a San Paolo, prima di essere arrestato. «Esta garota bonita», cioè questa bella ragazza, tralascian­do qualunque altra ed eventuale qualità politica.

L’esordio di Haddad nei sondaggi lascia ben sperare i nostalgici di Lula. Ha il 13% delle intenzioni di voto ed è già al secondo posto dietro l’ex militare Jair Bolsonaro, alla pari con l’altro candidato di sinistra, Ciro Gomes.

In Brasile si vota a 2 turni e Haddad punta a finire al ballottagg­io con il candidato di estrema destra,contro cui avrebbe più chance. Il rischio di un finale polarizzat­o sta terrorizza­ndo i mercati: il real è al minimo storico.

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Ai fornelli Meghan Markle in cucina con alcune donne della «Hubb Community Kitchen» nata nell’estate 2017: queste donne preparavan­o i pranzi insieme dopo il rogo della Grenfell Tower (Getty)
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