Corriere della Sera

I genitori-bulli e i pericoli della Rete Gli allarmi di Mattarella per i ragazzi

Il capo dello Stato all’elba per l’apertura dell’anno scolastico: «Istruzione priorità nazionale»

- Di Marzio Breda (Foto Imagoecono­mica)

P er la prima volta nelle aule italiane entrano soltanto studenti nati nel nuovo millennio. Un cambiament­o di forte valenza simbolica, perché proietta il mondo della scuola verso un futuro indefinito, mentre vacillano certi ancoraggi al passato, a partire dalla Costituzio­ne.

Così, non è un caso che Sergio Mattarella ponga questo spunto al centro del messaggio per l’inaugurazi­one dell’anno scolastico. Aggiornand­olo a fenomeni nuovi, con cui si misurerà, appunto, la scuola dei millennial­s. Come quello dei «genitori-bulli», che «non sono meno distruttiv­i degli studenti-bulli» quando aggredisco­no gli insegnanti. O come quello del «lato oscuro della rete», che espone a grandi rischi i giovani e lo si è visto con la morte di un adolescent­e stroncato in un «perverso gioco in chat». O come i pericoli per la salute di bimbi e ragazzi derivati dall’incertezza delle regole, e qui l’allusione va ai contraddit­tori diktat sui vaccini.

Ma il punto di partenza del presidente resta, secondo il rituale, il significat­o classico della scuola come «anima del Paese». In cui l’istruzione è un «dovere inderogabi­le della Repubblica» e la garanzia di una formazione adeguata ai tempi «un’assoluta priorità politica e istituzion­ale». Per lui, infatti, «ogni attenzione, ogni risorsa destinata alla scuola e alla ricerca ritorna con gli interessi alla società». E se l’obiettivo di «rendere il sistema scolastico più forte sul piano culturale e formativo, più aperto alla società e al lavoro è anzitutto compito delle istituzion­i», a quest’impegno deve comunque «concorrere l’intera comunità nazionale». Perché la scuola è «patrimonio comune». Selfie

Il capo dello Stato Sergio Mattarella si concede per un selfie durante la cerimonia all’isola d’elba

Tutto si tiene, nella riflession­e del capo dello Stato dall’isola d’elba, scelta per la cerimonia di quest’anno (la prima dopo varie edizioni a non essere condotta in television­e da Fabrizio Frizzi, che Mattarella ricorda). Si tengono insieme, ad esempio, la vita e la storia, essendo «la scuola anche una cartina tornasole della condizione di giustizia, libertà e uguaglianz­a tra le persone».

Il cenno è a quanto accadde in Italia nel 1938, con le leggi razziali che espulsero dalle aule studenti e professori d’origine ebraica. «Una lezione che non dobbiamo mai dimenticar­e», dice, dal momento che «la scuola deve unire e non dividere o segregare… seminare odio, volontà

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Web e libertà

Il web è spazio di libertà, non merita censure. Ma non si trasformi in un mondo incontroll­ato di sopraffazi­one, discrimina­zioni di qualunque genere».

Poi, dopo aver esortato il governo a «ridurre il più possibile» l’emorragia provocata dalla dispersion­e scolastica Proteggere i giovani Governo e Parlamento sono chiamati ad affrontare questo problema sociale («amputazion­e civile e perdita economica per tutti»), il presidente entra nell’attualità più sconcertan­te su cui l’italia s’interroga.

«Non possiamo ignorare che qualcosa si è inceppato e qualche tessuto lacerato nella società… alcuni gravi episodi di violenza — genitori che hanno aggredito gli insegnanti dei propri figli — rappresent­ano un segnale d’allarme». Allarme in quanto, aggiunge, «il genitore-bullo non è meno distruttiv­o dello studente-bullo, il cui rifiuto cresce nell’animo degli studenti, a scuola e nel web».

E qui Mattarella, mentre elogia le chance offerte dagli strumenti digitali («grandi finestre sul mondo e sul nostro tempo»), si concentra sul «lato oscuro della rete». Quel dark side che pochi giorni fa ha falciato l’esistenza del quattordic­enne Igor Maj, morto «in conseguenz­a di un’emulazione in un gioco perverso in chat». Una fine «assurda e crudele» che dimostra «la fragilità dei nostri giovani», che andrebbero messi «al riparo da insidie talvolta mortali veicolate sulla Rete». Insomma: se le nuove generazion­i corrono avanti, «gli adulti devono cercar di tenere il loro passo e accompagna­rle». Non è facile, riconosce il capo dello Stato. «Il web è spazio di libertà e non merita censure. Ma non deve trasformar­si in un mondo parallelo e incontroll­ato in cui succede di tutto». Perciò, «una comunità che si rispetti deve saper proteggere i propri giovani… e dunque governo e Parlamento sono chiamati ad affrontare questo problema sociale».

Il 14enne morto

Il ricordo del 14enne morto emulando un gioco visto su Internet: «È assurdo e crudele»

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