Corriere della Sera

La squadra di Dumont per Creval, Lovaglio e Selvetti

I francesi presentano la lista per il rinnovo del consiglio, confermato l’amministra­tore delegato

- Fabio Sottocorno­la

La Borsa non si è scaldata più di tanto, con il titolo che è salito solo dello 0,74%. Segno che attorno al Creval non sembra profilarsi una battaglia d’assemblea per il nuovo consiglio, come accade alla Carige. Eppure, nell’istituto di Sondrio molte cose sono destinate a cambiare. Ieri la holding lussemburg­hese Dgfd, che fa capo a Denis Dumont, imprendito­re franco-svizzero della grande distribuzi­one che detiene il 5,12% del capitale, ha presentato la lista di candidati per il rinnovo del board all’assemblea in programma il 12 ottobre. Nel ruolo di presidente (in pectore) c’è Luigi Lovaglio, mentre viene confermato Mauro Selvetti, attuale amministra­tore delegato e dg. Classe 1955, Lovaglio ha una lunga esperienza nel settore: ha seguito la fusione tra l’ex Credito Italiano (dove ha cominciato la carriera) e Unicredit, per la quale negli anni Novanta ha gestito anche l’integrazio­ne con la polacca Pekao.

Tra gli altri nomi in lista c’è quello di Stefano Caselli, ordinario di Finanza all’università Bocconi di Milano. Meno noto è quello di Massimo Massimilla, un ex Goldman Sachs e in seguito partner di Davide Serra nel fondo Algebris Investment, da cui si è dimesso all’inizio dell’estate. Curioso: la stessa Algebris figura nel libro soci di Creval con il 5,28% e potrebbe avere interesse a rilevare i crediti in sofferenza (Npl) che la banca deve cedere. Proprio la presenza di diversi fondi internazio­nali, anche speculativ­i, entrati nell’istituto valtelline­se dopo l’aumento di capitale da 700 milioni di euro, chiuso nel marzo scorso, ha mosso Dumont, che era stato critico con la vecchia gestione della banca, nel chiedere un cambio radicale della governance.

Secondo lo statuto, alla lista di maggioranz­a spettano dodici membri del board, i restanti tre andranno alla lista presentata dai fondi e accreditat­a del 4,5%. Fuori dalla partita dovrebbe rimanere il Credit Agricole, che ha il 5% e l’autorizzaz­ione a salire fino al 9,9% grazie al recente accordo di banca assicurazi­one. Giampiero Maioli, senior country officer per l’italia, alcuni giorni fa aveva escluso manovre del gruppo: «Sulla governance non siamo attivi». Con l’uscita di scena del presidente Miro Fiordi, la bandiera di rappresent­anza del territorio resta in mano a Selvetti.

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Chi èLuigi Lovaglio è il candidato alla presidenza dell’istituto valtelline­se. Alle spalle, una carriera di quarant’anni nel settore tra il Credito Italiano e Unicredit

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