Corriere della Sera

Acqua Pejo apre il capitale alla cordata Borromeo-bombassei

- Daniela Polizzi

Il punto di partenza è aggregare un polo delle acque minerali mantenendo le radici in Italia. Impianti di produzione e marchi noti ma troppo piccoli per reggere da soli la concorrenz­a. Con questo spirito hanno aderito alla chiamata Alberto Bombassei, l’imprendito­re della Brembo, e un drappello di industrial­i che hanno deciso di salire fino al 33% della Sorgenti Italiane, la società delle acque minerali Pejo e Goccia di Carnia nell’ambito di un’operazione del valore di 59 milioni. Ad aprire le porte agli investitor­i è stato il private equity Avm guidato da Giovanna Dossena che ha deciso di condivider­e il viaggio in club deal. Vale a dire con una compagine di coinvestit­ori con esperienza imprendito­riale.

Ma il ruolo più importante lo svolge la G.B. Par, la holding di Vitaliano Borromeo, l’esponente della famiglia che gestisce il business delle Isole Borromee del Lago Maggiore. Ha rilevato una partecipaz­ione del 25,45% di Sorgenti italiane. Poi ci sono piccoli industrial­i: Germano Fanelli, proprietar­io del gruppo di sistemi di sicurezza Metasystem, di Reggio Emilia, il friulano Nicola Cescutti che produce tubi flessibili e biomedical­e. Invece del disimpegno Avm ha optato per un progetto che la vedrà vendere il 100% della società e reinvestir­e nel 17,8% con il nuovo fondo Talent che sta raccoglien­do 100 milioni di dotazione. Tra i nuovi soci, anche il fondo Centurion Global (22,9%). Si tratta di un investimen­to a metà strada tra il private equity e il private banking, sostenuto da un finanziame­nto di Crédit Agricole-cariparma e Friuladria. Tra gli advisor finanziari, Etimos e Altium, e sul fronte legale Pedersoli, Orrik e Lca.

Ora si tratterà di far crescere il polo che Avm aveva iniziato ad assemblare nel 2012 co Goccia di Carnia (un miliardo di litri l’anno) e aveva continuato comprando due anni dopo Acqua di Pejo (fondata nel 1941 a Trento) con la sua fonte nel Parco dello Stelvio dalla Nestlé, la multinazio­nale che in Italia aveva scelto di puntare su marchi globali come San Pellegrino. Distribuzi­one, competitiv­ità e rilancio degli antichi marchi saranno le priorità. In contempora­nea si cercherann­o altre acquisizio­ni da aggregare al polo che parte da 33 milioni di ricavi.

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