Acqua Pejo apre il capitale alla cordata Borromeo-bombassei
Il punto di partenza è aggregare un polo delle acque minerali mantenendo le radici in Italia. Impianti di produzione e marchi noti ma troppo piccoli per reggere da soli la concorrenza. Con questo spirito hanno aderito alla chiamata Alberto Bombassei, l’imprenditore della Brembo, e un drappello di industriali che hanno deciso di salire fino al 33% della Sorgenti Italiane, la società delle acque minerali Pejo e Goccia di Carnia nell’ambito di un’operazione del valore di 59 milioni. Ad aprire le porte agli investitori è stato il private equity Avm guidato da Giovanna Dossena che ha deciso di condividere il viaggio in club deal. Vale a dire con una compagine di coinvestitori con esperienza imprenditoriale.
Ma il ruolo più importante lo svolge la G.B. Par, la holding di Vitaliano Borromeo, l’esponente della famiglia che gestisce il business delle Isole Borromee del Lago Maggiore. Ha rilevato una partecipazione del 25,45% di Sorgenti italiane. Poi ci sono piccoli industriali: Germano Fanelli, proprietario del gruppo di sistemi di sicurezza Metasystem, di Reggio Emilia, il friulano Nicola Cescutti che produce tubi flessibili e biomedicale. Invece del disimpegno Avm ha optato per un progetto che la vedrà vendere il 100% della società e reinvestire nel 17,8% con il nuovo fondo Talent che sta raccogliendo 100 milioni di dotazione. Tra i nuovi soci, anche il fondo Centurion Global (22,9%). Si tratta di un investimento a metà strada tra il private equity e il private banking, sostenuto da un finanziamento di Crédit Agricole-cariparma e Friuladria. Tra gli advisor finanziari, Etimos e Altium, e sul fronte legale Pedersoli, Orrik e Lca.
Ora si tratterà di far crescere il polo che Avm aveva iniziato ad assemblare nel 2012 co Goccia di Carnia (un miliardo di litri l’anno) e aveva continuato comprando due anni dopo Acqua di Pejo (fondata nel 1941 a Trento) con la sua fonte nel Parco dello Stelvio dalla Nestlé, la multinazionale che in Italia aveva scelto di puntare su marchi globali come San Pellegrino. Distribuzione, competitività e rilancio degli antichi marchi saranno le priorità. In contemporanea si cercheranno altre acquisizioni da aggregare al polo che parte da 33 milioni di ricavi.