Imprese, lezioni da non perdere per capire e decidere (bene)
Verona: le chiavi? Spirito imprenditoriale, cliente centrale e responsabilità
Chiunque oggi lavori in un’azienda di qualsiasi settore si sta probabilmente rendendo conto della straordinarietà del cambiamento in essere. L’ormai comune dizione «4.0» purtroppo non rende giustizia all’attuale rivoluzione digitale,in quanto ne dà un’idea evolutiva anziché dirompente.di fatto stiamo vivendo la seconda rivoluzione industriale della storia dell’umanità.
Se è vero che le macchine a vapore del settecento hanno per la prima volta permesso all’uomo di beneficiare del lavoro meccanico della tecnologia per produrre beni e servizi, è stata l’elettricità del tardo ottocento a rendere trasversale l’applicazione delle macchine e a permettere la creazione delle prime industrie e delle prime multinazionali, di cui la catena di montaggio di Henry Ford diventò un emblema. Similmente, se è vero che i computer degli Anni Sessanta hanno rappresentato la prima opportunità per operare macchine intelligenti, abbiamo avuto bisogno della propagazione prodotta da internet per rendere il digitale la nuova energia aziendale,come ci è stato pionieristicamente mostrato a partire dal 1996 dalla piccola libreria di Seattle che è diventata la seconda azienda a superare la cifra, sino a pochi anni fa inimmaginabile, del trilione di dollari di valore di mercato.
Stiamo vivendo un momento Il Rettore Gianmario Verona è Rettore dell’università Bocconi dal novembre 2016.
Nato a Milano, laureato presso la stessa Bocconi, dove ha conseguito il PHD in Business Administration and Management davvero storico in quanto, a venticinque anni dalla prima diffusione del web, questa propagazione sta manifestando tutti i suoi effetti: si riconfigurano le industrie, cambiano pelle le aziende e tutto ciò ha impatto sui lavori manuali e intellettuali. Dall’editoria alla musica, passando attraverso i settori dell’istruzione, della salute, dell’auto fino al mondo della finanza occorre ripensare le filiere produttive che si sono consolidate negli ultimi 100 anni di crescita quantitativamente lineare e qualitativamente omogenea.
Tre cose più di altre rappresentano il mondo che andiamo a costruire. Anzitutto l’affermazione di un nuovo spirito imprenditoriale.dopo anni di calcolo razionale che ha reso la figura del manager emblema del capitalismo, riappare oggi lo spirito animale dell’imprenditore affamato di crescita e di opportunità. Le startup stanno fiorendo non solo in Silicon Valley, ma in tutte le regioni del pianeta,e le piccole e grandi imprese stanno comprendendo che la logica dominante di business deve combinare efficienza con crescita e creazione di valore. Cosa non semplice,visto che il loro disegno organizzativo raramente aiuta a liberare l’energia creativa richiesta.
A ciò si aggiunga che il cliente diventa la cartina al tornasole dei processi aziendali, dopo essere stato per anni il semplice punto di arrivo di complesse strutture burocratiche che lo vedevano spesso come ultimo ostacolo per soddisfare le esigenze della produzione. Per questo è opportuno stimolare una tensione a ridefinire i processi a partire dagli small data,o meglio micro data, prodotti dalle app che il cliente impiega oramai per qualsiasi azione compia. Da ultimo,la sostenibilità delle decisioni, non solo intesa da un punto di vista economico per evitare inutili sprechi e violazioni di interessi di stakeholder, ma anche da una prospettiva tecnica per evitare di ripetere i danni tecnologici che a volte l’opportunismo industriale ha prodotto all’economia globale e alla società nel suo complesso. Tutto ciò con forti implicazioni su risk analysis, risk management e relative responsabilità aziendali. Spirito imprenditoriale, centralità del cliente e sostenibilità sono oggi foriere di nuova energia. Che a farla propria siano le grandi e piccole aziende italiane che hanno popolato i settori fino a oggi o anche, auspicabilmente, nuove startup che dobbiamo avviare nel nostro Paese con i giusti incentivi, poco conta. Quello che conta è essere i protagonisti di questa rivoluzione.
In attesa di qualche azione tangibile della politica,che sembra sorda a questi segnali evidenti a chi vive ogni giorno i mercati di qualsiasi tipo di prodotto,è importante attrezzarsi per questa nuova rivoluzione industriale. Per farlo occorre anzitutto informarsi, visto che nell’era dell’accesso l’informazione è a portata di mano con gli strumenti più variegati. Occorre anche sforzarsi a sviluppare le giuste competenze attraverso formazione e sperimentazione, in quanto conoscenza e competenze sono la sola certezza del mondo altamente complesso che ci circonda. Ma occorre anche spingersi a osare, ad abbracciare il nuovo, a immaginare un disegno innovativo per il futuro. Occorre osare in quanto un momento magico come questo non capiterà più alle generazioni che stanno avendo la fortuna di vivere questa epoca,che purtroppo nello storytelling dominante sembra foriera di sole incertezze e paure, anziché delle immense opportunità che essa presenta.