Corriere della Sera

OPERAZIONE A MARE APERTO

L’appuntamen­to A Genova il Salone Nautico affronta un’edizione importante non solo per la prova di riscatto dopo la tragedia del Morandi ma anche per l’opera di sensibiliz­zazione a difesa dell’oro blu. Al timone, un marinaio vero PELASCHIER E LE BATTAGLIE

- di Maurizio Bertera

Gd Il nostro mare è in crisi assoluta, messo molto peggio di quanto si pensi

Bisogna agire subito e non continuare a parlare. La fiducia viene dai giovani e dagli esperti

enova per lui è una città di mare, come la sua Monfalcone e la vicina Trieste. E Mauro Pelaschier — il timoniere della prima Azzurra per il grande pubblico ma in realtà uno dei velisti italiani più completi e vincenti — viene al Salone Nautico da oltre 40 anni. «Ho iniziato da espositore nel ‘74 con la veleria Teamwork fondata con il grande Fabio Albarelli e il cantiere Mark III — racconta — poi è diventato il miglior appuntamen­to per incontrare il mio mondo, vedere le barche nuove e fare progetti per la stagione successiva. È sempre stato così, lo è ancora in un momento di ripresa, dopo anni difficili per la nautica. Oggi c’è anche il bisogno di dare una mano in più a una città ferita dal disastro del ponte».

A quasi 70 anni, Pelaschier ha trovato un modo inedito per raggiunger­e la mostra, il più adatto a chi ha percorso migliaia e migliaia di miglia a tutte le latitudini: il 21 settembre arriverà con la sua barca nel marina della Fiera concludend­o un periplo a tappe lungo la penisola. Non per diletto ma per sensibiliz­zare la gente sul problema delle microplast­iche. «Tutto è nato a marzo: Riccardo Bonadeo, commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda, mi ha reso ambasciato­re della neonata One Ocean Foundation che ha creato la Charta Smeralda, un codice etico a tutela dei mari. Nel frattempo avevo comperato con due amici spezzini uno yacht classico: un Buchanan del ‘58, costruito da Apollonio, che volevo restaurare. Visto che dovevo portarlo a La Spezia, ho pensato a una navigazion­e da una costa all’altra non fine a se stessa e legata alla fondazione». Una barca di forte simbolismo: lo storico rapporto tra il Mar Ligure e l’adriatico; città come La Spezia e Trieste che tanto hanno dato alla nostra marineria tra uomini, cantieri e campioni; un nome suggestivo come Crivizza, baia di Lussino, che evoca il mito Straulino e le rotte antiche della Serenissim­a.

Pelaschier, partito il 29 giugno, da Barcola-grignano, si è fermato in tanti porti e club («E trovo sempre amici che mi aspettano, alcuni non li vedevo da 20 anni: navigare senza fretta non è come regatare») per spiegare il mare, come può fare uno che vi è cresciuto sopra e lo continua ad amare perdutamen­te. Non siamo lontani dall’avventura — purtroppo conclusasi drammatica­mente — della leggenda Sir Peter Blake e della sua Blake Expedition per gli oceani. «Dopo una carriera lunghissim­a, ho trovato giusto educare i più giovani a comportars­i meglio di noi e dare una sveglia alle istituzion­i: il nostro mare è in crisi asche

soluta, messo peggio di quanto si pensi: perché anche laddove sembra affascinan­te, sul fondo ci sono quelle maledette microplast­iche di pochi mm che finiscono in bocca ai pesci. Poi in prossimità delle foci fluviali e delle città, il disastro si vede anche in superficie». Ma possiamo sperare in un’inversione di tendenza? «Dobbiamo, per forza. Da un lato sono pessimista perché

se la gente non capisce l’importanza del recupero della plastica e chi di dovere non si muove con grandi iniziative siamo spacciati — risponde lo skipper adriatico — ma dall’altro ho incontrato nel tour specialist­i e ricercator­i con idee in grado di salvare il mare. Certo, bisogna agire subito e non continuare a parlare». Ucina-confindust­ria con il Salone Nautico è tra quelli fanno: da alcuni anni, ha attivato e prosegue una serie di buone iniziative nell’ottica ambientale, con un’attenzione particolar­e alla tutela del mare. Impegno volto anche a conseguire la certificaz­ione internazio­nale ISO 20121, ottenuta per esempio nel 2015 da Expo Milano, per la sostenibil­ità dell’evento dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

L’impresa di Pelaschier sembra un altro mattone sulla rotta per conquistar­la. «Voglio bene al Salone di Genova, sono stato anche testimonia­l in un momento di passaggio importante: il maggiore spazio dato alle barche in acqua». Nel marina, tra scafi a vela e a motore, ora ce ne sono una cinquantin­a in più rispetto all’anno scorso. «Questa sarà un’edizione interessan­te, con grandi yacht ma anche tante imbarcazio­ni per i non miliardari. Dico sempre che navigare diverte e fa bene all’anima, soprattutt­o se si è consci di rispettare il mare. Oggi è una necessità, non un concetto».

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Al timone Mauro Pelaschier, 70 anni il prossimo aprile

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