Madrid è ancora la capitale o CR7 sposta gli equilibri? Bale: «Siamo più squadra»
Il Real ha perso anche Zidane, la Juventus è in pole con City e Psg
La Champions gira ancora attorno a Cristiano Ronaldo? Oppure Madrid è sempre la capitale dell’europa calcistica? Dopo Liverpool e Roma quali saranno le nuove sorprese? I milioni spesi in tutti questi anni basteranno a una tra City e Psg per alzare la Coppa dalle grandi orecchie ed entrare davvero nell’elite del pallone? Tutte queste domande — e molte altre ancora — vanno indirizzate in busta chiusa allo stadio Wanda Metropolitano, proprio a Madrid, dove sabato 1 giugno si concluderà il lungo viaggio che inizia stasera. E che promette di essere diverso dal solito.
Perché la Juventus ha mosso il re di Champions sulla scacchiera internazionale, spostando di conseguenza anche quegli equilibri che hanno trasformato il torneo più incerto in una specie di parco giochi per Cristiano e i suoi amici: il suo Real Madrid ha vinto quattro delle ultime cinque edizioni e l’unica a spezzarne il dominio è stata il Barcellona di Messi. «Ma adesso — ha sottolineato il suo ex compagno Gareth Bale — senza Ronaldo è più squadra, con un lavoro meno indirizzato su un singolo giocatore e più sul collettivo. E forse è anche più rilassante».
C’è poco da stare tranquilli però, perché il Madrid non ha perso solo il miglior marcatore della storia di Champions (121 gol in 155 gare), ma anche l’unico allenatore capace di vincerla tre volte di fila per giunta al debutto su una panchina, ovvero Zinedine Zidane. Il pareggio di sabato a Bilbao (1-1) ha acceso i primi allarmi, perché sono dodici anni che il Real non rimonta il Barcellona quando i blaugrana allungano in classifica. Ma del resto anche un anno fa la Liga fu abbandonata molto presto, in nome dell’europa: Ronaldo stesso segnò appena 4 gol in campionato fino a Natale, ma ben 9 nel girone eliminatorio. E altri 4 tra ottavi e quarti, come ricorda bene anche la Juve.
Perché quella squadra, che ha dominato la Champions come nessun’altra nella storia moderna, resta il riferimento di tutti. E Allegri è pur sempre l’unico che negli ultimi cinque anni ne ha interrotto il cammino verso la finale (nel 2015) e anche l’unico che ha stravinto al Bernabeu (nel ritorno dei quarti di finale ad aprile), finendo eliminato solo per un rigore a tempo scaduto. Ed è normale che la sua Juventus parta dalla prima fila accanto ai campioni uscenti.
Ma quasi tutti hanno imparato qualcosa dal Madrid, non solo i bianconeri. E hanno una maledetta voglia di dimostrarlo: «Dobbiamo ripartire proprio da quella sconfitta, perché il Real ci ha mostrato come si fa a vincere — ha detto ad esempio Thomas Tuchel, nuovo allenatore del Psg di Neymar e Buffon —: i suoi giocatori affrontano le partite da dentro o fuori con la convinzione assoluta di poterle vincere. E questo fa una grande differenza».
E chissà se Ronaldo nella valigia si è portato via un po’ di quella convinzione rubandola ai ragazzi del Bernabeu: «Lui ha lasciato un vuoto molto grande — ha scritto l’argentino Jorge Valdano sulle colonne del Pais sabato scorso, prima ancora che il Real si
Il vuoto
Valdano: «Cristiano ha lasciato un vuoto enorme: lo cerchiamo ancora dove non c’è»
inceppasse —. La sua assenza è così grande che lo cerchiamo ancora dove non c’è, allo stadio o al telegiornale. Però il mistero del Real è più grande di quello di Ronaldo. E adesso si tratta di trasformare la sua assenza in ricordo, anche se tre partite non possono bastare. Perché il mistero con cui non possono lottare né Cristiano né il Real si chiama calcio». E Champions è il suo nome di battaglia.