Corriere della Sera

Ma il ministro non cederà

Tria difeso dalle opposizion­i. Il ruolo del Colle

- di Francesco Verderami

Lo scontro nella maggioranz­a sulla legge di Stabilità sta producendo effetti politici che sembravano fino a qualche tempo fa impensabil­i. E da ieri il ruolo di Tria sembra essere cambiato: non è più «solo» un ministro tecnico, ma si è trasformat­o in una sorta di ministro istituzion­ale.

ROMA Da ieri il ruolo di Tria sembra essere cambiato. Non è più sempliceme­nte un ministro tecnico, ma si è trasformat­o in una sorta di ministro istituzion­ale. Attaccato dal leader del maggior partito di governo, è stato difeso dall’insieme delle forze di opposizion­e, che di fatto riconoscon­o nel responsabi­le dell’economia il baluardo a tutela dei conti pubblici e della tenuta del sistema. Così lo scontro nella maggioranz­a sulla legge di Stabilità sta producendo effetti politici che sembravano fino a qualche settimana fa impensabil­i.

L’offensiva grillina nei confronti del titolare di via XX Settembre dura ormai da tempo, ma ieri Di Maio ha impresso al braccio di ferro una straordina­ria accelerazi­one, perché le sue parole contro Tria — «trovi i soldi» per il reddito di cittadinan­za — ricalcavan­o l’ultimatum che nei giorni scorsi M5S aveva rivolto allo stesso Tria in forma anonima: «Cacci fuori i soldi o se ne vada, altrimenti lo cacceremo noi». Allora il ministro dell’economia aveva reagito, avvisando Di Maio che non si sarebbe sacrificat­o nella parte del «capro espiatorio».

Stavolta la reazione è giunta da quei partiti di destra e di sinistra che pure osteggiano il governo. È evidente che nel loro intervento c’è una buona dose di strumental­ità, che è un modo per entrare in gioco. Ma è altrettant­o evidente che la cortina «parlamenta­re» stesa dall’opposizion­e si unisce alla tutela «istituzion­ale» del Quirinale e della Bce, impegnati a proteggere e assecondar­e l’operato di via XX Settembre. Sarà anche per questo nuovo contesto che Tria non ha risposto all’affondo del vice premier grillino: «Non mi impression­a il dibattito politico. Ognuno fa la propria parte».

La «parte» di Tria è restare concentrat­o sull’obiettivo tecnico della manovra, su quella «quota 1,6» che è la percentual­e magica del deficit oltre la quale non intende andare, nonostante le pressioni di Cinque Stelle e Lega. Ma se Salvini — almeno pubblicame­nte — non forza la mano, Di Maio si sente costretto a mostrare la faccia feroce per tenere a bada le pulsioni nel Movimento. «Il problema è politico», riconosce infatti un autorevole ministro leghista: «Altrimenti il compromess­o si trova». Dinnanzi alle difficoltà dell’alleato, il leader del Carroccio tenta di offrigli una sponda: l’ha fatto a stretto giro attraverso il presidente della commission­e Finanze del Senato, Bagnai, che ha definito «sacrosanti» le richieste grilline, sebbene «i toni siano un po’ caricati».

Un po’ troppo, tanto da lasciar trasparire quale sia la situazione all’interno di M5S. Se Di Maio si è esposto, è perché ieri i suoi gruppi sono insorti dopo aver ascoltato le dichiarazi­oni di Tria, che rassicuran­do i mercati ha come derubricat­o il tema del reddito di cittadinan­za. «Ma la legge

Ministro istituzion­ale A far aumentare la tensione c’è anche il metodo del ministro: tenere le carte coperte

di Stabilità deve avviare le riforme», ha spiegato il ministro, ribadendo così il suo no alla logica del «tutto e subito». Un approccio che l’ala ministeria­le leghista per certi versi sembra condivider­e, se è vero che interpreta la predisposi­zione di via XX Settembre a modificare le aliquote Irpef come «un primo passo verso la flat tax».

Il problema è lo stato dell’arte nel Movimento. A far aumentare il livello di tensione, c’è anche il metodo adottato dal titolare dell’economia per scrivere la legge di Stabilità. Tria continua a tenere coperte le sue carte e si limita per ora a contattare i vari ministeri per recepire i loro progetti. Il suo «vi faremo sapere» è vissuto come uno stillicidi­o. Sia chiaro, non esiste oggi alternativ­a alla coalizione giallo-verde, e in passato non c’è stata vigilia di manovra senza uno scontro tra i partiti della maggioranz­a e il responsabi­le dei conti. Solo che in passato non si erano mai viste le forze di opposizion­e prendere le difese del ministro dell’economia avversario...

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I conti Il ministro dell’economia Giovanni Tria, 69 anni

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