Ma il ministro non cederà
Tria difeso dalle opposizioni. Il ruolo del Colle
Lo scontro nella maggioranza sulla legge di Stabilità sta producendo effetti politici che sembravano fino a qualche tempo fa impensabili. E da ieri il ruolo di Tria sembra essere cambiato: non è più «solo» un ministro tecnico, ma si è trasformato in una sorta di ministro istituzionale.
ROMA Da ieri il ruolo di Tria sembra essere cambiato. Non è più semplicemente un ministro tecnico, ma si è trasformato in una sorta di ministro istituzionale. Attaccato dal leader del maggior partito di governo, è stato difeso dall’insieme delle forze di opposizione, che di fatto riconoscono nel responsabile dell’economia il baluardo a tutela dei conti pubblici e della tenuta del sistema. Così lo scontro nella maggioranza sulla legge di Stabilità sta producendo effetti politici che sembravano fino a qualche settimana fa impensabili.
L’offensiva grillina nei confronti del titolare di via XX Settembre dura ormai da tempo, ma ieri Di Maio ha impresso al braccio di ferro una straordinaria accelerazione, perché le sue parole contro Tria — «trovi i soldi» per il reddito di cittadinanza — ricalcavano l’ultimatum che nei giorni scorsi M5S aveva rivolto allo stesso Tria in forma anonima: «Cacci fuori i soldi o se ne vada, altrimenti lo cacceremo noi». Allora il ministro dell’economia aveva reagito, avvisando Di Maio che non si sarebbe sacrificato nella parte del «capro espiatorio».
Stavolta la reazione è giunta da quei partiti di destra e di sinistra che pure osteggiano il governo. È evidente che nel loro intervento c’è una buona dose di strumentalità, che è un modo per entrare in gioco. Ma è altrettanto evidente che la cortina «parlamentare» stesa dall’opposizione si unisce alla tutela «istituzionale» del Quirinale e della Bce, impegnati a proteggere e assecondare l’operato di via XX Settembre. Sarà anche per questo nuovo contesto che Tria non ha risposto all’affondo del vice premier grillino: «Non mi impressiona il dibattito politico. Ognuno fa la propria parte».
La «parte» di Tria è restare concentrato sull’obiettivo tecnico della manovra, su quella «quota 1,6» che è la percentuale magica del deficit oltre la quale non intende andare, nonostante le pressioni di Cinque Stelle e Lega. Ma se Salvini — almeno pubblicamente — non forza la mano, Di Maio si sente costretto a mostrare la faccia feroce per tenere a bada le pulsioni nel Movimento. «Il problema è politico», riconosce infatti un autorevole ministro leghista: «Altrimenti il compromesso si trova». Dinnanzi alle difficoltà dell’alleato, il leader del Carroccio tenta di offrigli una sponda: l’ha fatto a stretto giro attraverso il presidente della commissione Finanze del Senato, Bagnai, che ha definito «sacrosanti» le richieste grilline, sebbene «i toni siano un po’ caricati».
Un po’ troppo, tanto da lasciar trasparire quale sia la situazione all’interno di M5S. Se Di Maio si è esposto, è perché ieri i suoi gruppi sono insorti dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Tria, che rassicurando i mercati ha come derubricato il tema del reddito di cittadinanza. «Ma la legge
Ministro istituzionale A far aumentare la tensione c’è anche il metodo del ministro: tenere le carte coperte
di Stabilità deve avviare le riforme», ha spiegato il ministro, ribadendo così il suo no alla logica del «tutto e subito». Un approccio che l’ala ministeriale leghista per certi versi sembra condividere, se è vero che interpreta la predisposizione di via XX Settembre a modificare le aliquote Irpef come «un primo passo verso la flat tax».
Il problema è lo stato dell’arte nel Movimento. A far aumentare il livello di tensione, c’è anche il metodo adottato dal titolare dell’economia per scrivere la legge di Stabilità. Tria continua a tenere coperte le sue carte e si limita per ora a contattare i vari ministeri per recepire i loro progetti. Il suo «vi faremo sapere» è vissuto come uno stillicidio. Sia chiaro, non esiste oggi alternativa alla coalizione giallo-verde, e in passato non c’è stata vigilia di manovra senza uno scontro tra i partiti della maggioranza e il responsabile dei conti. Solo che in passato non si erano mai viste le forze di opposizione prendere le difese del ministro dell’economia avversario...