Corriere della Sera

Il contratto etico prof-allievi «Così li trattiamo da adulti»

L’idea di un docente di Vicenza. «Abiti consoni, rispetto per gli altri»

- di Gian Maria Collicelli

Ci sono le firme in calce e la doppia copia, c’è la spiegazion­e punto per punto di ogni articolo e l’impegno formale a rispettarl­o. È un contratto vero e proprio, solo che al posto del dipendente c’è lo studente e nel ruolo del datore di lavoro l’insegnante.

Succede a Vicenza, al liceo Fogazzaro, dove gli alunni di una classe del terzo anno hanno firmato un contratto etico che li impegna, fra le altre cose, a «mantenere un clima favorevole all’apprendime­nto», ad «accogliere le diversità dei compagni», a «fare squadra» ed evitare episodi di bullismo. Qualche volta anche a «fare silenzio in classe».

Lo hanno fatto col sorriso, e pure con qualche perplessit­à quando il testo entra nel merito di quel che indossano la mattina — nodo sempre cruciale per degli adolescent­i — vietando loro «pantaloni corti, strappati in modo diffuso, scollature eccessive o gonne troppo corte». «Perché non possiamo metterci i pantalonci­ni?» hanno chiesto, interessat­i. È questo l’aspetto che ha fatto traballare gli studenti del liceo vicentino, sorpresi dallo strano documento recapitato nel corso della prima lezione dal professor Simone Ariot, insegnante di Italiano e Storia.

Il contratto, in quattordic­i articoli, è arrivato sui banchi di un gruppo che il professore vedeva per la prima volta, frutto dell’unione di studenti da classi diverse e con i quali, dunque, ha voluto mettere le cose in chiaro fin da subito, ponendo la scuola su un livello di condivisio­ne delle norme con chi la abita ogni giorno: «Ho pensato — spiega — che discutere con loro le regole di comportame­nto potesse aiutarli a sentirsi parte di una squadra».

Senza soffermars­i troppo su norme e diktat, il documento punta in modo particolar­e sull’aspetto etico. Ma è pur sempre un contratto. E dunque se ne chiede il rispetto, pena «una netta modulazion­e del rapporto didatticoe­ducativo e conseguent­i azioni da parte dell’insegnante». Poi, detta le norme anche alla contropart­e: e quindi anche lo stesso professore è tenuto al rispetto dei medesimi principi elencati.

Gli alunni lo hanno accolto con «piacevole sorpresa», anche quando il prof ha risposto all’unica domanda arrivata sul dress code da tenere in classe: «Questo vincolo serve a distinguer­e uno spazio di svago da un contesto formativo qual è la scuola», ha replicato l’insegnante. Risultato: i ragazzi hanno portato a casa il documento, ci hanno riflettuto e il giorno dopo l’hanno riconsegna­to (tutti) controfirm­ato. «Nessuno ha voluto dirmi altro — spiega Ariot — ma ho letto nei loro occhi la soddisfazi­one di essere stati presi in consideraz­ione, di essersi sentiti trattati da adulti e questo era il messaggio cruciale». E pazienza se ieri, a qualche giorno di distanza, qualcuno si è presentato in shorts in classe: «Ho capito che se ne erano dimenticat­i — osserva l’insegnante —. Ma questa è la parte meno importante. Quel che mi preme è responsabi­lizzarli e far loro capire che della scuola e degli adulti ci si può fidare».

La preside del Fogazzaro, Maria Rosa Puleo, non esclude di replicare l’iniziativa: «In fondo sono norme già presenti nel regolament­o scolastico — osserva — ma ribadirle, specie in una classe non ancora coesa, costringe lo studente a riflettere su ciascuna di esse».

Tolleranza Il documento, in 14 articoli, richiede di «accogliere le diversità dei compagni»

Discutere con loro le regole di comportame­nto li aiuta a sentirsi parte di una squadra Simone Ariot Insegnante

 ??  ?? In classeIl professor Simone Ariot, docente di Italiano e Storia al liceo Fogazzaro di Vicenza
In classeIl professor Simone Ariot, docente di Italiano e Storia al liceo Fogazzaro di Vicenza
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy