GLI ESORCISTI ALLA RISCOSSA
RARI NEL MEDIOEVO, I RITI CONTRO I DEMONI SONO TORNATI IN VOGA DA ALCUNI DECENNI
Un saggio di Francis Young (Carocci) sul tema delle possessioni diaboliche Il fenomeno ha avuto alti e bassi nel tempo: ne hanno favorito la ripresa i pontificati di Wojtyla e Ratzinger. Papa Bergoglio si colloca sulla stessa linea
Adispetto di quello che tutti credono di sapere, nel Medioevo le pratiche esorcistiche furono ridotte ai minimi termini, mentre adesso, più precisamente dalla fine del secondo millennio, sono in piena e costante ripresa. Soprattutto a partire dai pontificati di Giovanni Paolo II (1978-2005) e di Benedetto XVI (2005-2013) che, a proposito del diavolo, «hanno promosso il risveglio di un pensiero teologico conservatore», creando «un contesto favorevole al fatto che esorcisti in attività condividessero le loro e le altrui esperienze». Questa l’interessante tesi di un libro di Francis Young, Possessione. Esorcismo ed esorcisti nella storia della Chiesa cattolica, che Carocci pubblica domani, a cura di Andrea Nicolotti, nell’eccellente traduzione di Marina Melato. Young premette che non è per nulla ovvio parlare della Chiesa cattolica come di un’organizzazione unica con «una storia ininterrotta dal IV secolo ai giorni nostri». La storia della «Chiesa cattolica», chiarisce Young, è in realtà una storia della «tradizione cattolica», tant’è che nella parte iniziale del libro l’autore usa il termine «Occidente latino» e si dice «consapevole del significato ambiguo che riveste il termine “cattolico” nei primi secoli del cristianesimo».
Ma torniamo all’esorcismo. I periodi in cui esso è fiorito includono la tarda antichità, l’alto e il Basso Medioevo, il XVI e il XVII secolo, nonché, appunto, l’epoca attuale. La minaccia del paganesimo, però, nell’ultima stagione del mondo antico e nei primi secoli del Medioevo svanì creando tra L’XI e il XIII secolo una sorta di vuoto. L’autore nota come, ben lungi dall’essere l’età dell’oro per gli esorcismi, il Medioevo fu un epoca in cui questo modo di scacciare il maligno entrò profondamente in crisi (anche se «costituiva comunque motivo di interesse per i teologi che raramente erano a loro volta esorcisti praticanti»). La percezione di una «crisi dell’esorcismo nel Medioevo» l’aveva già avuta qualche decennio fa un altro storico, André Goddu, il quale constatò come dal XII secolo in poi si sia dovuto prendere atto di un «declino del numero degli esorcismi riportati nelle vite dei santi». Le agiografie confermano l’idea che fra il 1100 e il 1300 l’esorcismo abbia attraversato un periodo per così dire di transizione, durante il quale il suo «legame con i santi» si indebolì. Nel 1215 il IV Concilio lateranense produsse la prima definizione dogmatica sui demoni in risposta alla minaccia teologica rappresentata dai catari. Secondo Nancy Caciola la minaccia del catarismo e la necessità di replicare al millenarismo dell’abate cistercense Gioacchino da Fiore fecero sì che il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) segnasse una svolta decisiva negli atteggiamenti verso il soprannaturale: «Il miracoloso doveva essere sottoposto a verifica, invece di essere accettato acriticamente come prodotto della grazia divina». Confermò poi queste intuizioni storiografiche Florence Chave-mahir, la quale affermò aver il pontificato di Giovanni XXII (1316-1334) rappresentato un punto di svolta nell’atteggiamento dell’europa occidentale verso la «magia intesa come opera di potenze demoniache». Secondo Caciola un altro fattore all’origine del ritorno dell’esorcismo liturgico nel XIV secolo sarebbe stato lo scisma papale del 1378-1417, che incrinò la fiducia nell’unità e nell’autorità della Chiesa. Ma Young, pur concordando sostanzialmente con loro, accusa Caciola e Chave-mahir di aver prestato scarsa attenzione al caso inglese. Quell’inghilterra medievale che, documenta Young, «sperimentò la crisi dell’esorcismo in modo particolarmente acuto». Perché? Il mancato radicamento dell’esorcismo liturgico in terra inglese, a suo avviso, «può essere attribuito, almeno in parte, all’assenza di una ragione politica coerente per combattere contro il diavolo». Mentre in altre parti d’europa i demonologhi offrivano «soggetti adatti» agli esorcismi sotto forma di streghe, un simile sviluppo si ebbe in Inghilterra solo dopo la Riforma.
Più in generale a risvegliare la pratica dell’esorcismo furono — secondo Young — nel XVI secolo il Concilio di Trento (1545-63) e, nel XX, il Concilio Vaticano II (1962-65), momenti che hanno riproposto ai cattolici questioni di identità particolarmente acute. Tra i due Concili — in un’epoca in cui le relazioni tra Chiesa e governi secolari erano considerate di fondamentale importanza — l’esorcismo metteva a disagio le autorità ecclesiastiche. Le quali perciò, nel XVIII e nel XIX secolo, lo scoraggiarono. In altre parole «l’esorcismo declinò quando le minacce spirituali dell’eresia e della stregoneria vennero percepite come meno significative, almeno da parte delle élite». Ma allora a quando data il risveglio contemporaneo di queste pratiche? Secondo l’autore lo si può far risalire alla convinzione di Papa Leone XIII (1878-1903) che alla fine del XIX secolo una nuova minaccia spirituale incombesse sulla Chiesa: una cospirazione globale satanica diretta dalla massoneria. Cospirazione alla quale sarebbero state riconducibili sia la Rivoluzione francese (1789) che quella russa (1917).
Dopodiché l’esorcismo ufficialmente praticato nella Chiesa cattolica contemporanea è stato nient’altro che «l’adattamento di un rito settecentesco, liturgicamente radicato nella Chiesa primitiva, ma applicato secondo moderni criteri diagnostici e di legittimità canonica». Bisognerà attendere il Concilio Vaticano II perché la Chiesa possa iniziare ad allontanarsi dalle teorie cospirative del XIX secolo, secondo le quali ebrei, massoni e laicisti collaboravano per creare un «ordine satanico mondiale». Durante le sessioni conciliari, nota l’autore, l’esorcismo non venne mai citato; «quindi più che non i decreti del Concilio stesso, per la storia dell’esorcismo risultò soprattutto significativa la libertà concessa ai teologi all’indomani del Vaticano II». Sicché, secondo Nicolotti, il Vaticano II favorì una tendenza a «minimizzare la demonologia». Edward Gratsch scriveva (nel 1967) essere l’esorcismo «nient’altro che una preghiera a Dio (talvolta condotta pubblicamente in nome della Chiesa, talaltra recitata in privato) per limitare i poteri dei demoni su uomini e cose». La pratica esorcistica toccò il suo punto più basso negli anni Sessanta, quando i riti «divennero forse più rari di quanto non fossero mai stati dal XVIII secolo in poi». Un’indagine di Bernard Chaput nella regione orientale del Québec fece emergere che su 111 parroci inter-