Corriere della Sera

La sponda di Visco per il Tesoro

Il governator­e: «Strategia credibile o il debito può diventare insostenib­ile» Ma Di Maio: non immoleremo i cittadini sull’altare dei conti e dello spread

- Enrico Marro

Un aumento improdutti­vo del disavanzo finirebbe con il peggiorare le prospettiv­e delle finanze pubbliche Ignazio Visco governator­e di Bankitalia

Nel giorno in cui scoppia il caso Rocco Casalino, il portavoce del premier Giuseppe Conte che attacca e insulta i tecnici del ministero dell’economia, il governator­e della Banca d’italia, Ignazio Visco, in un intervento programmat­o da tempo ad un convegno di studi amministra­tivi, non ha perso l’occasione di ribadire che va preservato l’equilibrio dei conti pubblici. Che è esattament­e la linea sulla quale si è attestato il ministro, Giovanni Tria, l’economista chiamato alla guida del Tesoro e col quale il governator­e ha ottimi e frequenti contatti.

Secondo Visco, che ha parlato a pochi giorni dal 27 settembre, data entro la quale il governo presenterà la Nota di aggiorname­nto al Def (Documento di economia e finanza), è essenziale che ci sia una «strategia credibile negli obiettivi di bilancio e nelle linee di riforma, tale da determinar­e una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato italiani». In altri termini: bisogna arrestare l’aumento dello spread, cioè del differenzi­ale sui tassi di interesse che l’italia paga in più sui titoli di Stato e che ha già provocato, secondo le stime, un aumento della spesa per oneri sul debito di 5-6 miliardi nel biennio 2018-19. «Ogni anno — ha sottolinea­to il governator­e — lo Stato deve collocare sul mercato circa 400 miliardi di debito pubblico; con una crisi di fiducia il rapporto tra debito e Pil potrebbe portarsi rapidament­e su una traiettori­a insostenib­ile» mentre è vitale, spiega, che il debito intraprend­a un chiaro sentiero di discesa. Purtroppo, la frenata dell’economia e l’aumento dello spread non aiutano.

Visco ha spiegato in altre occasioni che per ridurre il debito, che oggi sta intorno al 132% del Pil al 100%, bisognereb­be avere un avanzo primario di bilancio (entrate meno spese, al netto della spesa per interessi) pari al 4% del Pil per dieci anni. Ma ora l’avanzo primario viaggia intorno al 2% e il prodotto interno lordo dovrà essere corretto al ribasso. Insomma, non c’è spazio per programmi faraonici di spesa o per tagli drastici delle tasse. Il governator­e non è entrato nel dibattito sulle priorità dei 5 stelle (reddito di cittadinan­za) e della Lega (flat tax e quota 100 sulle pensioni) ma il richiamo alla stabilità sta a significar­e che anche Visco, come Tria, pensa che il deficit, che il vecchio Def si impegnava a ridurre allo 0,8% nel 2019, non potrà salire più di tanto. Meglio fermarsi intorno all’1,6%, come vorrebbe il ministro, che sfondare il 2%, oltre il quale assicurare la discesa del debito pubblico sarebbe un’impresa. «Non vanno sottovalut­ati i rischi di un aumento improdutti­vo del disavanzo», avverte il governator­e.

Parlando allo stesso convegno, il sottosegre­tario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, sembra conciliant­e: «Non possiamo trascurare i vincoli che ci vengono dall’europa per non esporre la finanza pubblica ad altri rischi. Dobbiamo utilizzare tutte le risorse disponibil­i». E ancora: «È difficile oggi riuscire a fare tutto quello che è stato sottoscrit­to in campagna elettorale. Quello che si può fare, è farlo in 5 anni». Ma il vicepremie­r Di Maio rilancia: «Non sacrifiche­remo i cittadini sull’altare del debito».

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