La sponda di Visco per il Tesoro
Il governatore: «Strategia credibile o il debito può diventare insostenibile» Ma Di Maio: non immoleremo i cittadini sull’altare dei conti e dello spread
Un aumento improduttivo del disavanzo finirebbe con il peggiorare le prospettive delle finanze pubbliche Ignazio Visco governatore di Bankitalia
Nel giorno in cui scoppia il caso Rocco Casalino, il portavoce del premier Giuseppe Conte che attacca e insulta i tecnici del ministero dell’economia, il governatore della Banca d’italia, Ignazio Visco, in un intervento programmato da tempo ad un convegno di studi amministrativi, non ha perso l’occasione di ribadire che va preservato l’equilibrio dei conti pubblici. Che è esattamente la linea sulla quale si è attestato il ministro, Giovanni Tria, l’economista chiamato alla guida del Tesoro e col quale il governatore ha ottimi e frequenti contatti.
Secondo Visco, che ha parlato a pochi giorni dal 27 settembre, data entro la quale il governo presenterà la Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), è essenziale che ci sia una «strategia credibile negli obiettivi di bilancio e nelle linee di riforma, tale da determinare una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato italiani». In altri termini: bisogna arrestare l’aumento dello spread, cioè del differenziale sui tassi di interesse che l’italia paga in più sui titoli di Stato e che ha già provocato, secondo le stime, un aumento della spesa per oneri sul debito di 5-6 miliardi nel biennio 2018-19. «Ogni anno — ha sottolineato il governatore — lo Stato deve collocare sul mercato circa 400 miliardi di debito pubblico; con una crisi di fiducia il rapporto tra debito e Pil potrebbe portarsi rapidamente su una traiettoria insostenibile» mentre è vitale, spiega, che il debito intraprenda un chiaro sentiero di discesa. Purtroppo, la frenata dell’economia e l’aumento dello spread non aiutano.
Visco ha spiegato in altre occasioni che per ridurre il debito, che oggi sta intorno al 132% del Pil al 100%, bisognerebbe avere un avanzo primario di bilancio (entrate meno spese, al netto della spesa per interessi) pari al 4% del Pil per dieci anni. Ma ora l’avanzo primario viaggia intorno al 2% e il prodotto interno lordo dovrà essere corretto al ribasso. Insomma, non c’è spazio per programmi faraonici di spesa o per tagli drastici delle tasse. Il governatore non è entrato nel dibattito sulle priorità dei 5 stelle (reddito di cittadinanza) e della Lega (flat tax e quota 100 sulle pensioni) ma il richiamo alla stabilità sta a significare che anche Visco, come Tria, pensa che il deficit, che il vecchio Def si impegnava a ridurre allo 0,8% nel 2019, non potrà salire più di tanto. Meglio fermarsi intorno all’1,6%, come vorrebbe il ministro, che sfondare il 2%, oltre il quale assicurare la discesa del debito pubblico sarebbe un’impresa. «Non vanno sottovalutati i rischi di un aumento improduttivo del disavanzo», avverte il governatore.
Parlando allo stesso convegno, il sottosegretario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, sembra conciliante: «Non possiamo trascurare i vincoli che ci vengono dall’europa per non esporre la finanza pubblica ad altri rischi. Dobbiamo utilizzare tutte le risorse disponibili». E ancora: «È difficile oggi riuscire a fare tutto quello che è stato sottoscritto in campagna elettorale. Quello che si può fare, è farlo in 5 anni». Ma il vicepremier Di Maio rilancia: «Non sacrificheremo i cittadini sull’altare del debito».