Corriere della Sera

L’insofferen­za nel governo Il premier si sfoga: questa non ci voleva

Lo spin doctor visto come «longa manus» di Di Maio

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possa logorare gli alleati. Giancarlo Giorgetti ricorda a Casalino che «non ha il potere di cacciare i tecnici» e rivendica, con una battuta eloquente, di non avere un portavoce. Parole che lasciano intendere una non proprio facile convivenza tra le pareti di Palazzo Chigi, dove Casalino è descritto come «la longa manus di Luigi Di Maio», occhi e orecchie del M5S nella stanza del premier.

Nel governo l’insofferen­za cresce, c’è chi lamenta i suoi atteggiame­nti «da prima donna» e chi lo descrive come «più potente del capo politico del Movimento, o quasi». Tutte le attività di governo devono passare dalla sua chat e diversi ministri hanno dato segni di disagio. Con indipenden­ti del calibro di Enzo Moavero il portavoce sta attento a non invadere il campo. Ma quando alla ministra della Salute Giulia Grillo è arrivato il plauso del virologo Roberto Burioni, Casalino ha lanciato l’ordine di non risponderg­li. «Si sta allargando», è il lamento che rimbalza da un dicastero all’altro.

Nel pomeriggio la preoccupaz­ione attorno alla «megate vendetta» minacciata da Casalino era tale che, tra ministri, sottosegre­tari e tecnici, correva la voce di una energica moral suasion in arrivo dall’alto per convincere Conte a «silurare» il capo ufficio stampa. E invece alle cinque è arrivata la nota del premier. Dieci righe con le quali Conte, a parti invertite, si è trovato a dover difendere il giornalist­a che, per curarne l’immagine, è pagato più di lui: seimila euro netti al mese e una polemica che non si placa.

Quando ha sentito l’audio del messaggio «rubato», Con- è rimasto sconcertat­o. «Questa proprio non ci voleva», si è sfogato con i collaborat­ori. Non che l’avvocato non sia abituato ai toni ruvidi e casarecci di Casalino, ma per un professore pacato e felpato come lui quel «messaggio privato» è veramente troppo. Ha chiamato al telefono il portavoce e gli ha chiesto conto, per dirla con la sintesi di un ministro, della «maleducazi­one istituzion­ale».

Conte avrebbe però compreso lo spirito con cui «Rocco» si è lasciato andare e ha deciso di chiudere il caso. «Nessuna frizione», assicurano a Palazzo Chigi. In realtà il comunicato tradisce lo sforzo del presidente. Il premier per puntellarl­o lo definisce il «mio portavoce Ing. Casalino». Però, rifiutando­si «finanche» di entrare nel merito dei contenuti, prende le distanze dalle minacce ai tecnici del Mef: chi ha partecipat­o venerdì al vertice sulla manovra sa bene che la linea emersa davanti al ministro Tria non era certo quella di Casalino.

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