«Prima si crea, poi si distribuisce: perciò mi ribello a chi ci dipinge come prenditori»
«Non siamo insensibili alla richiesta di aiutare le fasce deboli della società, le risposte però si chiamano più impresa e più lavoro. La ricchezza prima si crea e poi si redistribuisce. Per questo mi ribello quando sento esponenti del governo usare la parola ”prenditori” per
indicare un’intera categoria». Alberto Dal Poz è un industriale torinese della meccanica di precisione, ha 45 anni e da uno è presidente di Federmeccanica (100mila imprese, 1,5 milioni di addetti). «Se ci sono comportamenti scorretti o addirittura reati devono essere perseguiti, ma offenderci tutti non è corretto. Come se noi mettessimo i politici nello stesso calderone e li chiamassimo forchettoni. Sarebbe ugualmente scorretto».
Quindi vi collocate all’opposizione di questo governo «offensivo»?
«Non abbiamo pregiudizi, quando i vice premier Salvini e Di Maio hanno manifestato la volontà di prorogare Industria 4.0 abbiamo applaudito. Quando lo stesso governo ha emesso le norme Dignità abbiamo protestato. Ora rispettiamo il lavoro che sta facendo il ministro Tria. Far diventare legge le promesse elettorali non equivale a creare lavoro in automatico, di mezzo ci siamo noi che dobbiamo fare i conti con il mercato e con le nostre persone».
Ma la ripresa è alle spalle, avremo un 2019 al ralenti?
«Stiamo ultimando le stime, i segnali che ci arrivano dalle principali filiere non sono confortanti. Ci aspetta un rallentamento della crescita, non una nuova recessione. Proprio per questo il governo deve fare attenzione alle scelte che opera».
Può mettere in fila le vostre priorità per la legge di Stabilità?
«Il rifinanziamento del piano 4.0 e la sua evoluzione dalle macchine alla formazione delle persone. Una norma che rovesci l’approccio al tema delle delocalizzazioni e faccia sentire a casa propria le multinazionali che vogliono investire da noi. Penso alla filiera dell’oil&gas e l’impatto che può avere sulla Toscana. Terzo: una significativa riduzione del costo del lavoro accompagnata da nuovi incentivi per collegare i salari ai risultati aziendali. Oggi sono limitati e troppo vincolati. Penso anche a un supporto fiscale per dare lavoro ai manager disoccupati impiegandoli nel rilancio delle Pmi. Infine non una richiesta ma un appello: non tagliate l’alternanza studio-lavoro. Per aggredire il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro serve rafforzare l’alternanza di qualità.
Vi starà a sentire qualcuno a palazzo Chigi, al Mef o in Parlamento?
«Spero di sì, non sono richieste di una lobby ma istanze che vanno a favore di platee larghe, di territori che magari votano per i partiti di governo».
Sull’ilva alla fine Di Maio vi ha ascoltato.
«Non era scontato, ma tutto è andato nella giusta direzione. E il governo ha riconosciuto l’importanza della filiera delle materie prime metalliche a partire dalla più grande acciaieria d’europa. Ora noi imprenditori dobbiamo impegnarci per mettere sotto controllo sicurezza e ambiente, deve diventare la nostra ossessione».
Crede in un modello di scambio continuo imprenditori-governo?
«Non amo le formule astratte. Noi rappresentiamo esperienze in movimento. A ottobre si aprirà a Milano la Bimu e in virtù del 4.0 la fiera si apre nel segno di una larga partecipazione di espositori di tutto il mondo. Gli incentivi li abbiamo usati per creare un turnaround tecnologico, non per incassare un bonus. Il gruppo Leonardo ha lanciato un piano di rafforzamento dei propri fornitori per farli diventare veri partner. La bolognese Ima scommette addirittura equity nelle aziende capofila della filiera. La General Motors lancerà un’iniziativa che coinvolgerà 100 fornitori. Le pare che siano esempi di prenditori? Mi paiono più dei datori».
State per dar vita a un’iniziativa di comunicazione, Più Impresa. Cosa vi proponete?
«Chiediamo fiducia, restituiremo lavoro e innovazione. È questo che intendiamo per centralità dell’impresa, non una rendita di posizione nella mappa del potere».
Niente marcia degli industriali per ora?
«Si è aperta una fase di attesa, ci attendiamo però che se ne esca con un confronto diretto con governo e Camere. Meglio parlarsi fuori dai denti, prima, che prendersi a ceffoni nei talk».