Corriere della Sera

Espulsioni? Il caso che agita gli italiani in Germania

- Dal nostro corrispond­ente a Berlino Paolo Valentino

Solleva forte polemica ma anche tanta falsa informazio­ne, condita di ostilità antitedesc­a, il caso di una giovane italiana, rimasta senza lavoro dopo il parto in Germania e minacciata di espulsione forzata dalle autorità del Nord Reno Vestfalia, se non trova un’occupazion­e entro 15 giorni, perché non più in grado di mantenersi.

Raccontata da Cosmo, programma in italiano di Radio Colonia, la vicenda non sarebbe un caso isolato, anche se nessuno è in grado di precisare quanti nostri connaziona­li siano attualment­e a rischio di «Abschiebun­g». In ogni caso, da una nostra ricognizio­ne con la rete consolare italiana in Germania, non si tratta di un’ondata, né soprattutt­o siamo davanti al rischio di espulsioni di massa.

Sul tema c’è già da registrare una dichiarazi­one del sottosegre­tario agli Esteri, Riccardo Merlo, secondo il quale, «se fosse vero, l’atteggiame­nto della Germania sarebbe molto grave a andrebbe a colpire l’essenza stessa della Ue». «Ci troveremmo - così Merlo - davanti a un paradosso: l’italia viene messa sotto accusa perché cerca di difendere l’europa dall’immigrazio­ne illegale, mentre la Merkel starebbe colpendo un diritto fondamenta­le di tutti i cittadini della Ue».

Ma è veramente così? Vediamo i fatti. La legge tedesca in materia di diritto di soggiorno, che recepisce la direttiva Ue nr. 38 del 2004 sulla libera circolazio­ne e il diritto di stabilirsi oltreconfi­ne, prevede che un cittadino della Ue possa stare in Germania oltre i tre mesi concessi a tutti se ha un lavoro dipendente o autonomo, se ha mezzi propri, se ha un parente stretto già regolarmen­te residente, se studia in un’università o fa formazione profession­ale, se cerca attivament­e lavoro. In quest’ultimo caso ha 6 mesi per trovarlo o fino a un anno, se dimostra di avere buone prospettiv­e di trovarlo.

Nel caso della giovane che ha parlato con Radio Colonia, la verifica è scattata perché lei, rimasta disoccupat­a e separatasi dal compagno, aveva giustament­e chiesto un sussidio, che le è stato negato. Una nuova legge del 2016 ha alzato da 3 mesi a 5 anni la permanenza in Germania richiesta per ottenere i benefici dello stato sociale. Legge restrittiv­a e discutibil­e, ma che trova il suo fondamento sugli abusi del welfare tedesco, anche ma non solo da parte di nostri connaziona­li, di cui parla anche il servizio di Cosmo. Abusi criticati da quegli italiani che vivono in Germania, rispettano le regole e si lamentano dei connaziona­li «che lavorano in nero e prendono i sussidi».

Ora, non c’è dubbio che nel caso della giovane madre, comunque non ancora espulsa (come finora nessun altro italiano) siamo di fronte a eccesso di zelo burocratic­o e scarsa flessibili­tà teutonica. E fa bene Radio Colonia a denunciarl­o. Ma il punto vero è un altro. La legge tedesca sulla libera circolazio­ne pone condizioni identiche a quelle previste dal DL n. 30 del febbraio 2007, che recepisce in Italia la stessa direttiva europea,compresa quella che se sei in cerca di lavoro e non hai lavorato per almeno un anno, hai un anno di tempo per trovarlo (in Germania sono 6 mesi+6 mesi). Ed è ovvio che sia così: la libera circolazio­ne non ha mai significat­o liberi tutti, ma possibilit­à di stabilirsi e lavorare in tutta la Ue, rispettand­o certe condizioni. Il resto sono chiacchier­e e maldestri tentativi di avvelenare il clima dei rapporti con la Germania.

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