Tutto in un giorno Philosophy e la festa per il suo stilista «dalle idee chiare»
Otto collezioni. Quattro anni di lavoro. Un giorno di festa. Ieri. Il Philosophy Day. Tutti a far festa in onore di Lorenzo Serafini (nella foto in basso), direttore creativo di Philosophy. Per lui, nello stesso giorno: la sfilata alla Triennale con il solito repertorio di moda intelligente e leggera, giovane e elegante, il pop-up store da Tea Rose in via Croce Rossa, e una festa da Cracco in Galleria con l’amica Amanda Lear a cantare in un miniconcerto. Quattro anni fa nessuno, a parte pochi addetti ai lavori, conosceva quel romagnolo riservato con un curriculum di lusso (anni passati all’ufficio stile di Dolce & Gabbana, Cavalli e Blumarine) ma bastò vedere la sfilata del debutto, alle Stelline: «Le idee chiare sono la prima cosa. Altrimenti una collezione, uno stile, comunicano solo confusione. La chiarezza è un punto di partenza, ovviamente, non di arrivo, ma si costruisce da lì». Gli fa piacere che la sua idea poetica di stile per giovani donne contemporanee sia stata subito apprezzata «ma il mio è soprattutto un approccio del fare, sono arrivato a una direzione creativa al momento giusto. Ho cominciato a lavorare nel 1996…». Quello che definisce il suo plus è proprio questo: «Il lavoro, lo studio. Affrontati con umiltà». Lo streetwear imperante, lontanissimo dalla sua visione poetica, non lo preoccupa: «Viva le t-shirt, le felpe, i tracksuit, ma annullano le differenze uomo/donna. Per me la moda è un’altra cosa, è speciale. Personale. Da ragazzino sognavo di fare lo stilista, ma non per disegnare tute». Torna in Romagna quando può «perché il mio elemento è il mare» ma ama Milano di un amore profondo ed è tra quegli stilisti che sostengono la città, e l’italia, senza sosta quando parlano con le potenti fashion editor straniere. È su Instagram, le influencer lo amano ma spiega che «per me la moda è romantica e seduttiva, non mielosa. Per me conta la mano del tessuto, il taglio. La differenza tra i vestiti ben realizzati e il mass market esiste. Ecco perché non credo che il digitale possa danneggiare quel che nella moda c’è di speciale, perché sono due cose distinte». Questo Philosophy Day l’ha vissuto con umiltà: «Aeffe mi ha fatto un regalo con questa giornata. Ma è l’opportunità per un racconto: di autocelebrazione ce n’è anche troppa in giro». Meglio andare a una mostra. O scappare per mezza giornata al mare.