Corriere della Sera

Acciaierie di Terni, Marcegagli­a si fa avanti «Se Thyssen vende»

Il gruppo mantovano interessat­o in caso di cessione: «Siamo di gran lunga il loro più importante cliente»

- Fabio Savelli

Al momento è una manifestaz­ione di interesse a un (potenziale) venditore. Il gruppo Marcegagli­a ha intenzione di acquistare Acciai Speciali Terni nel caso in cui la capogruppo Thyssenkru­pp avesse voglia di vendere lo stabilimen­to di Terni. La precisazio­ne è d’obbligo perché non è ancora chiaro se la multinazio­nale tedesca — che sta per lasciare il settore dell’acciaio grazie all’accordo di joint-venture con l’indiana Tata Steel — voglia vendere davvero. La controllat­a, che fattura circa 1,7 miliardi di euro sui ricavi complessiv­i del gruppo per 43 miliardi, è un gioiellino nella produzione di acciaio inossidabi­le. Lo stabilimen­to di Terni è l’unico in Italia ad avere l’intero ciclo integrato per la realizzazi­one di laminati piani di acciaio inossidabi­le.

Acciai Speciali Terni, nonostante un livello tecnologic­amente avanzato e delle ottime maestranze, ha avuto negli ultimi sette anni un destino complicato. Prima era stato venduto ai finlandesi di Outokumpu ma l’antitrust europeo aveva costretto la capogruppo Thyssenkru­pp a farlo rimanere, controvogl­ia, nel suo perimetro. Quattro anni fa persino la decisione di chiuderlo, ritirata dopo una serie interminab­ile di scioperi da parte dei lavoratori e la mediazione del governo Renzi. Adesso la crisi è di governance e investe suo malgrado anche Terni. Il matrimonio con gli indiani di Tata ha portato alle dimissioni dell’amministra­tore delegato di Thyssenkru­pp Heinrich Hiesinger e all’azzerament­o del consiglio di amministra­zione. Le funzioni sono state attribuite al Consiglio di sorveglian­za, ma le strategie al momento sono nebulose. Racconta l’amministra­tore delegato di Acciai Speciali Terni, Massimilia­no Burelli, che se dovesse davvero aprirsi una trattativa sarà la stessa capogruppo a comunicarl­o al mercato, essendo una società quotata a Francofort­e. Il top manager si limita a osservare gli investimen­ti di questi anni da parte di Ast, superiori a quelli previsti nel piano concordato con il governo italiano. E una produzione di laminati piani che veleggia verso il milione di tonnellate all’anno. Dopo otto anni di perdite, Ast ha invertito la tendenza da due anni, macinando utili. L’interesse di Marcegagli­a, spiega Antonio Gozzi, presidente uscente di Federaccia­i, «sarebbe un buon segnale per il Paese», visto il passaporto tricolore dell’azienda di Mantova. E permettere­bbe, chissà, di ricomporre anche le frizioni interne all’associazio­ne di viale dell’astronomia con Marcegagli­a che è appena uscita da Federaccia­i. Da un punto di vista industrial­e Marcegagli­a, essendo il primo cliente di Ast, integrereb­be verticalme­nte il sito di Terni, abbassando i costi di fornitura. Ast potrebbe valere 300 milioni di euro.

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