«DIABOLICA» POP ART
IL GENIO DEGLI ARTISTI EUROPEI LUGANO ESALTA IL COLLEZIONISMO
L’appuntamento Una mostra dal titolo ironico rivela il valore della passione di Giancarlo Olgiati e la moglie Danna Battaglia che hanno dato in usufrutto la loro raccolta alla città svizzera
È un po’ una discesa agli inferi. La rampa di scale strappa il visitatore dalla luce mediterranea del lago Ceresio e lo introduce nell’atmosfera sospesa del bunker in crudo cemento. Spazio -1: qui, sotto il livello stradale, il Comune di Lugano ospita la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, e qui inaugura oggi una mostra dal titolo che suona minaccioso, «How Evil Is Pop Art?», quanto è diabolica la Pop Art? (Spazio -1, Lungolago, Riva Caccia 1, Lugano, fino al 6 gennaio). Ma basta, la minaccia finisce subito. È sufficiente uno sguardo alla prima sala, esplosione di colore con una bagnante di Niki de Saint Phalle al centro e le tele di Tano Festa e di Mario Schifano alle pareti, per capire che non siamo all’inferno, ma nel paradiso dell’arte contemporanea.
«Il titolo della mostra riprende una frase con cui Tullia Zevi recensiva la Biennale di Venezia del 1964», spiega il curatore Tobia Bezzola, neodirettore del Masi Lugano. «Allora c’era un clima di sdegno, quasi di riprovazione morale, verso quell’arte che si nutriva dei nuovi segni del consumismo e dell’americanizzazione». Torniamo alle opere della prima sala: «Viva l’estate» di Tano Festa (1965) raffigura un enorme tappo corona sovrapposto da un busto in bikini, «Particolare di propaganda» di Mario Schifano (1962) mostra un frammento del logo Coca-cola. Accanto ai due italiani, l’inglese Peter Phillips con «Star Card Table» (1962) e il tedesco Konrad Lueg con «Cassius Clay» (1964), che annunciano la nascita dello star system. Nelle due sale seguenti, si snoda una festa della Pop Art europea, con 42 opere realizzate tra il ‘59 e il ‘66, da artisti del primo Pop britannico come David Hockney e Allen Jones, del Nouveau Réalisme francese come Jean Tinguely e Martial Raysse, della Pop Art italiana come Mimmo Rotella (splendidi i due décollage) e Michelangelo Pistoletto.
Le opere provengono da due collezioni private: quella dei coniugi Olgiati, padroni di casa, e quella di un (anonimo) collezionista svizzero, specializzato nel dopoguerra europeo.
«È stato un immenso piacere scoprire questa collezione, così affine alla nostra», racconta Giancarlo Olgiati, «e poter scegliere le opere da esporre. I collezionisti, quelli veri, devono essere generosi, aprire le porte di casa. Altrimenti sono solo investitori». Sulla vocazione di Olgiati, di professione avvocato, non ci sono dubbi: nel 2012, insieme alla moglie Danna, ha concesso in usufrutto la loro collezione alla città di Lugano. È una vocazione che viene da lontano: Giancarlo, classe 1940, era ancora al liceo quando acquistò il suo primo pezzo («Tutti i miei risparmi per un quadro di un espressionista svizzero», ricorda). Da allora non ha più smesso.
«Una vera emozione è stata incontrare Yves Klein — racconta — avevo 22 anni, lavoravo alla Commerzbank di Düsseldorf. Vicino alla banca c’era la galleria di Alfred Schmela, esponeva Klein con i suoi fuochi, e lì l’ho visto. Una personalità irripetibile». Olgiati allora non acquistò nulla, non aveva un soldo (ride mentre dice: «Se mi avessero rivoltato per i piedi, dalle tasche sarebbe caduto solo il fazzoletto!»), oggi, però, nella sua collezione Klein è ben presente, anche con una meravigliosa spugna blu che pare una Luna. Un’altra emozione, forse la più grande, è stata l’incontro con Danna Battaglia, nel 1985. Danna, che aveva fondato qualche anno prima la galleria Fonte d’abisso, specializzata nel Futurismo, esponeva a Palazzo Grassi, a Venezia. «Era stato Arman, di cui ero grande amico oltre che avvocato, a dirmi, se vuoi Balla vai a Venezia». Giancarlo visitò lo stand, comprò due Balla, e sposò Danna.
Da allora la loro vita è stata una comune ricerca del bello. Insieme hanno continuato la collezione che oggi supera i seicento pezzi («Quanti sono davvero? Non lo so, non li ho mai contati», ammette Danna). Comprano, prestano ai grandi musei («sempre meno»), ma soprattutto non vendono mai («i galleristi sanno che non rimetteremo sul mercato»). E poi espongono al pubblico. Per ogni nuova mostra dello Spazio -1, Danna riallestisce parte della collezione privata.
Anche quest’anno, oltre le tre sale dedicate al Pop europeo, la visita continua con «A Collection in Progress», una scelta di pezzi che illustrano gli esiti più tardi della stagione pop. Bellissime le sale dedicate ad Alighiero Boetti e a Carla Accardi, emozionante il dialogo tra i monochrome di Anish Kapoor e Yves Klein. La visita termina di fronte a un Anselm Kiefer e a una porta chiusa. Oltre, c’è il caveau, con il resto della collezione Olgiati. Tanti altri gironi di paradiso.