Corriere della Sera

«Salute, sesso e amore: in quel documentar­io ho rivisto la mia vita»

Jane Fonda: «Come una lunga seduta di autoanalis­i»

- Giovanna Grassi

LOS ANGELES «Mi è piaciuto ripercorre­re tante tappe dei miei 80 anni e mezzo e sono andata a ritroso con una consapevol­ezza che è stato duro conquistar­e: è stato come una lunga seduta di autoanalis­i». Così Jane Fonda racconta il documentar­io presentato in anteprima al Sundance del suo amico Robert Redford, diretto da Susan Lacy. Jane Fonda in five acts (in onda su Sky a novembre) per l’attrice è stato un modo per «ritrovare la ragazzina che passeggiav­a da sola sulla spiaggia di Malibu, la ventenne che tutti pensavano fosse una privilegia­ta perché era ricca, viveva in case da favola ed era la figlia dell’affascinan­te Henry Fonda e, poi, la donna che scopriva l’impegno sociale, la Barbarella che in verità ammirava Simone de Beauvoir e come attrice Simone Signoret, la donna che anche sbagliando, ma con intima onestà e impegno, veniva fotografat­a nel 1972 in Vietnam su un carro armato e dileggiata in America come Hanoi Jane… Forse cinque atti sono pochi perché in verità sono state tantissime le tappe della mia vita».

Parla d’un fiato Jane. «Le tappe della mia vita sono sempre dalla parte delle donne, dei loro diritti,delle loro verità emotive, sessuali, di madri, di nonne, come sono io, che mi scopro quasi una chioccia con i mie figli e i loro figli». E aggiunge: «Ho imparato a volermi bene solo attraverso il tempo e ho amato gli uomini che ho sposato. Volevo che questo lavoro sulla mia esistenza fosse un ritratto molto intimo. Sono felice che Ted Turner abbia accettato di comparire in questo lavoro perché il tempo passato con lui ad Atlanta, lontana dai riflettori del cinema, mi ha dato tantissimo. Come altrettant­o mi aveva dato, nel periodo europeo dell’indomita Jane, Roger Vadim e poi Tom Hayden con il quale ho vissuto un autentico attivismo politico nei nostri radicali e progressis­ti anni Settanta».

È fiera che uno degli atti la presenti anche come paladina del fitness, dell’aerobica. «Ho creduto all’amore, alla buona salute, al sesso, al fitness, all’amicizia, alla vitalità dello spirito umano. È fondamenta­le che tutti questi elementi diventino una visione della vita. Le donne stanno diventando sempre più forti e mi piacerebbe per le ragazze di oggi Jane Fonda è nata a New York 80 anni fa. Ha vinto due Oscar grazie a «Una squillo per l’ispettore Klute» e «Tornando a casa»

girare un seguito del film Dalle 9 alle 5 e ritrovare Dolly Parton. Continuo a pormi domanda, a dialogare, a cercare tutte le potenziali­tà e le risposte con altre donne e con gli uomini. Lo faccio soprattutt­o, in tempi incerti, cupi, come quelli che un’america divisa, incerta oggi sta vivendo. Senza

trovare sempre la forza di essere democratic­a e progressis­ta».

Ride. «Non credo che Robert Redford smetterà di essere un regista,un attore anche se non abbiamo più l’eta di andare A piedi nudi nel parco. È stato bello che Robert abbia voluto per primo far vedere il documentar­io al suo Sundance, dove io ho marciato sotto la neve dicendo alle donne che i cambiament­i si ottengono anche, ma non soltanto, con le proteste».

Guarda a un suo classico. ricorda: «Volevo che si parlasse di Sul lago dorato. Questo film ha un posto speciale nel mio cuore: con mio padre c’erano stati spesso lunghi silenzi». La commozione rivela le più segrete vulnerabil­ità di Jane quando spiega: « Quel film ci unì come la vita non sempre aveva fatto perché papà aveva un carattere introverso. Resta l’ultimo film di mio padre, l’unico in cui abbiamo recitato insieme, l’unico che gli ha dato un Oscar come attore anche se l’academy aveva fatto mea culpa assegnando­gli prima l’oscar alla carriera. Sono sempre stata felice di essere sua figlia e penso che il suo volto, i suoi film raccontino davvero l’america. In fondo, quel film, che produssi io, è per me anche un omaggio a mia madre, Frances Ford Seymour Brokaw che se ne andò troppo presto con la malinconia e le depression­i del suo carattere. Mio padre, più degli uomini che hanno modellato la ragazza Jane Fonda, è stato il punto centrale della mia vita ed era stato sempre anche un attivista, un uomo onesto. Mi ha insegnato quello che resta il mio credo: We can do it (possiamo farlo)».

In tv

La biografia in cinque atti firmata dalla regista Susan Lacy andrà in onda su Sky

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Oscar
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L’album A piedi nudi nel parco Nel 1967 con Robert Redford nel film di Saks
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Barbarella L’attrice nella commedia fantascien­tifica del 1968

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