«Il prezzo», viaggio a Napoli nei quartieri della camorra dove il destino è già scritto
Un viaggio in tre puntate nelle organizzazioni criminali di stampo camorristico, attraverso gli occhi e le testimonianze di donne e ragazzi che ne fanno o ne hanno fatto parte. Un reportage, un’inchiesta sociale, che in verità è un pugno nello stomaco delle nostre coscienze che guardano da un’altra parte, perché «è un racconto dove non c’è nulla di consolatorio — spiega la giornalista Francesca Fagnani —: nascere in certi quartieri,
Inchiesta in certe famiglie, in certi ambienti equivale ad avere un destino già scritto».
Il suo nuovo programma, Il prezzo, arriva da venerdì 28, in seconda serata, su Rai3. È l’autopsia di un’umanità ai margini che parte dai quartieri ghetto e approda alle celle delle carceri minorili. Omicidi, accoltellamenti, spaccio, rapine, attitudine alla violenza gratuita: è il linguaggio delle giovani generazioni criminali che stanno riscrivendo a Napoli le regole della camorra. «Il tasso di recidiva in questo tipo di criminalità è del 90% — racconta Francesca Fagnani —. Sono persone senza orizzonte culturale, famiglie dove la madre spaccia, il padre fa avanti e indietro dal carcere, l’evasione scolastica dei figli non viene arginata. L’abitudine criminale si passa di generazione in generazione come fosse un destino, i mesi in prigione sono stellette da mostrare che accrescono il tuo curriculum criminale».
A 11 anni i primi furti, a 14 le prime rapine, a 16 sanno sparare. Un percorso «professionale» che prevede solo due finali: il carcere o la morte: «Per questi ragazzi l’universo valoriale è rovesciato, non hanno nessuna alternativa alla cultura dell’illegalità, il prezzo della loro vita vale quanto quello delle loro vittime. Meno di zero. Magari con le rapine arrivano a 800 euro, cifre che potrebbero guadagnare consegnando pizze, ma preferiscono delinquere in strada. Nella loro distorta scala di valori un lavoro onesto li metterebbe in cattiva luce rispetto a chi li circonda».
Rassegnati loro, ma rassegnata anche la società civile: «Se sparano a Milano o Roma la notizia va in prima pagina, a Napoli si spara tutti i giorni ma non ne parla nessuno e se lo fai il sindaco de Magistris ti accusa di fare “sputtanapoli”». Luoghi in cui lo Stato è assente, perché «lì il vero welfare è lo spaccio».