Partirà da Bologna il nuovo Giro d’italia
Svelata la Grande Partenza dell’edizione n. 102, una crono in salita. «La corsa una vetrina per l’italia»
Cambiare pelle per essere ancora di più se stessi, ovvero la corsa a tappe più dura, dai contenuti tecnici più marcati e possibilmente la più avvincente. Esattamente come nel maggio scorso, con la storica rimonta di Chris Froome, che ha ribaltato la corsa rosa sul Colle delle Finestre. Dopo la storica partenza del 2018 da Gerusalemme il Giro punta in alto e su una edizione tutta italiana, eccezion fatta per un arrivo di tappa, fondamentale, a San Marino. L’edizione n. 102 ha svelato ieri la Grande Partenza e le altre tappe che andranno in scena in Emilia Romagna: il via sarà l’11 maggio 2019 da Bologna e la breve cronometro iniziale (8,2 km) sarà già in salita, almeno negli ultimi 2.100 metri durissimi che portano al Santuario di San Luca, con pendenza media del 9,7% e punte al 16% nella popolare curva delle Orfanelle.
«Sentivamo il bisogno di qualcosa di nuovo — spiega il direttore del Giro, Mauro Vegni —. L’idea è quella di dare fin da subito un accenno di classifica, anche per evitare le troppe cadute nelle volate successive. Ripetere il podio del 2018 sarebbe un sogno: con un inizio così abbiamo voluto dare un messaggio tecnico chiaro a tutti i corridori per le grandi corse a tappe, compresi quelli come Nibali, che si trovano a loro agio in cronometro meno piatte possibile». Se il messaggio non dovesse arrivare forte e chiaro in cima a San Luca, dopo 10 giorni ci sarà un altro snodo chiave, con la cronometro individuale Riccione-san Marino, anche questa svelata ieri a Bologna, alla presenza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini: 34,2 km con un finale tutto in salita che servirà a delineare la griglia di partenza per le grandi montagne.
Per lo Squalo, che avrà 34 anni e mezzo, potrebbe essere l’ultima grande occasione di vincere la terza maglia rosa. Froome può puntare al bis o alla cinquina in giallo. In questo caso il capitano di Sky sarà il vincitore uscente del Tour, Geraint Thomas. Che assieme ai gemelli Yates, a Bernal, a Quintana e Pinot formano il blocco di potenziali stelle al via. L’olandese Dumoulin, dopo tre partecipazioni, potrebbe invece concentrarsi sull’assalto alla prima maglia gialla. Ma è evidente che il Giro — attraverso la scelta dei percorsi e una narrazione sempre più coraggiosa e coerente dal punto di vista tecnico — stia colmando il gap con il Tour anche nella considerazione dei grandi favoriti. Che poi è il punto di partenza per ridurre anche le altre differenze.
Del resto Andrea Monti, direttore della Gazzetta dello Sport e Paolo Bellino, a.d. e direttore generale di Rcs Sport, usano entrambi l’espressione che racchiude il senso della corsa, sia tecnico che sociale: «Usiamo il Giro come collante tra la gente» dice il primo. «L’italia dovrebbe usare di più il Giro per avere una vetrina internazionale assolutamente unica» rilancia il secondo. E i campioni, come ha insegnato lo stesso Froome, dovrebbero cavalcarlo a loro volta per diventare ancora più grandi. Bologna li aspetta per questo. Fin dai primissimi chilometri.
Mauro Vegni direttore Giro L’inizio è un messaggio tecnico chiaro per tutti