Corriere della Sera

Il Papa: non c’è più prosperità stando soli

- Di Gian Guido Vecchi DAL NOSTRO INVIATO

RIGA «In tempi nei quali sembrano ritornare mentalità che ci invitano a diffidare degli altri, che con statistich­e ci vogliono dimostrare che staremmo meglio, avremmo più prosperità, ci sarebbe più sicurezza se fossimo soli, Maria e i discepoli di queste terre ci invitano ad accogliere, a scommetter­e di nuovo sul fratello, sulla fraternità universale». Francesco celebra la messa al santuario di Aglona, in Lettonia, la seconda tappa del viaggio nei Paesi baltici. E le sue parole dalla periferia dell’europa, come già in Lituania, sono un richiamo al Vecchio Contenente. Da queste parti hanno patito l’invasione nazista e l’oppression­e sovietica. Dal primo giorno, a Vilnius, il Papa ha esortato l’europa a ricordare il passato e «ospitare le differenze» che i totalitari­smi del Novecento volevano annientare. E ha messo in guardia chi cerca di imporre un «modello unico» per «annullare il diverso». Bisogna «mettere al centro», come Gesù, i più piccoli: «Le minoranze etniche della nostra città, i disoccupat­i costretti a emigrare, gli anziani soli, i giovani…». C’è il rischio di diventare «cristiani turisti» che guardano la fede come un monumento, diceva ieri a Riga nell’incontro con ortodossi e protestant­i. La missione dei fedeli riguarda il futuro dell’europa: anziché «rinchiuder­ci nel “mio” e dimenticar­ci del “nostro”», si tratta di «lottare per la dignità di ogni uomo e donna, di qualunque provenienz­a».

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A Riga Papa Francesco ieri durante il viaggio apostolico in Lettonia

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