Corriere della Sera

Prove per quota 1,8% Sulle pensioni anticipate prelievo dello 0,5-1,5%

- di Mario Sensini

Complice anche la recente revisione dei conti pubblici operata dall’istat, i margini di manovra sul bilancio pubblico per il 2019 si allargano leggerment­e. Anche il ministro dell’economia, Giovanni Tria e i tecnici del Tesoro, tanto vituperati dal Movimento 5 Stelle, si sarebbero ormai convinti che un deficit intorno all’1,8% del prodotto interno lordo potrebbe consentire, il prossimo anno, una riduzione del rapporto debito/pil e il non peggiorame­nto del disavanzo struttural­e, considerat­i obiettivi indispensa­bili per ottenere il via libera da Bruxelles.

Lo spazio di manovra è un po’ più ampio, ma non consente in ogni caso il finanziame­nto pieno delle tre operazioni immaginate dalla nuova maggioranz­a per il prossimo anno, il reddito di cittadinan­za, quota 100 per le pensioni e la flat tax. Si partirà su tutti e tre i fronti, avanzando per moduli progressiv­i, cercando di contenere il più possibile la spesa nel primo anno, con qualche accorgimen­to particolar­e.

Per la pensione a quota 100, dalla somma di età anagrafica e contributi, si immaginano ad esempio alcuni paletti per limitare la spesa, che altrimenti, a regime, arriverebb­e a quasi 10 miliardi di euro l’anno. Si prevede, così, che quota 100 scatti solo con un minimo di 62 anni di età (e 38 di contributi). Per ridurre i costi dell’operazione si ipotizza anche il calcolo dell’assegno previdenzi­ale con il sistema contributi­vo (meno vantaggios­o del retributiv­o) per i contributi versati dopo il 1995 (riforma Dini). Oppure una penalizzaz­ione sull’importo, che potrebbe andare da 0,5 a 1,5 punti percentual­i per ogni anno guadagnato rispetto alle uscite standard a 67 anni.

In casa Lega continuano gli approfondi­menti sulla flat tax per le imprese. Lo sgravio Irpef per i lavoratori dipendenti e i pensionati sembra ormai rinviato al 2020-2021. Nel 2019, ma i benefici per i contribuen­ti (e i costi per lo Stato) arriverann­o comunque l’anno dopo, al momento della presentazi­one della dichiarazi­one dei redditi, ci si fermerà alle partite Iva che fatturano fino a 100 mila euro, con due aliquote: 15% fino a 65 mila euro, 20% tra 65 e 100 mila euro. Anche qui i costi dell’operazione, valutati sui 5 miliardi, potrebbero essere stati sovrastima­ti, visto che già mezzo milione di partite Iva entro quel tetto di fatturato, dicono i commercial­isti, usufruisce della tassazione forfettari­a al 15%.

Nella manovra potrebbe entrare, neanche tanto a sorpresa, anche un capitolo dedicato alla fiscalità ambientale. Finora si è parlato di una possibile riduzione delle accise sui carburanti, ma l’operazione che stanno studiando i 5 Stelle è più articolata. Prevede anche la cancellazi­one di alcuni sussidi dannosi per l’ambiente, come le «esenzioni fiscali per i petrolieri» ricordate ieri dallo stesso Di Maio. Lo scopo è quello di racimolare risorse per finanziare il trasporto “pulito”, come gli incentivi alla vendita delle auto ibride. Se non addirittur­a un regime fiscale speciale, la «flat tax verde», per le imprese che non inquinano.

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MinistroIl ministro Giovanni Tria. Bisognerà trovare 10 miliardi per il reddito di cittadinan­za, 10 per le pensioni e 13 per fermare l’aumento Iva

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