TRA PAROLE TRIONFALI E RITARDI PREOCCUPANTI
L’autocompiacimento dei protagonisti vorrebbe essere di buon auspicio. Quando si sente dire che da adesso gli italiani saranno più sicuri, e che sul piano economico sarà realizzata una «manovra del popolo», in teoria è difficile dissentire. E c’è da augurarsi che sia così. Eppure, il timore che il decreto approvato ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri regali solo un’illusione di sicurezza, resiste, perché è declinato in gran parte contro i migranti.
Il Quirinale, consultato sulla versione iniziale, avrebbe fatto presente che nel testo del Viminale apparivano passaggi ai limiti della Costituzione. Rimane da capire se e come siano stati corretti; e se funzioneranno oppure lasceranno intatti i rischi legati all’immigrazione clandestina. È indubbio che rispondano a una richiesta di protezione da parte di un’opinione pubblica impaurita. Viene da chiedersi, però, se il governo abbia reagito riflettendo una percezione esagerata di pericolo.
L’unanimità dice che anche tra i Cinque Stelle è passata l’idea di inseguire una strategia incline a trattare l’immigrazione come fenomeno paracriminale. D’altronde, è il prezzo che l’altro vicepremier e ministro dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, è pronto a pagare per ottenere il via libera sulle sue misure. Le spese in deficit rivendicate per il reddito di cittadinanza, continuano a seminare perplessità. Pensare di far ripartire l’economia sfondando il tetto dell’1,6 per cento nel rapporto con il Prodotto interno lordo (Pil), potrebbe rivelarsi un’illusione; e scoraggiare gli investitori internazionali che comprano il debito italiano.
Dire, come il M5S, che «la Francia lo fa», significa ignorare i pericoli di speculazione e il fatto che il nostro rapporto deficit-pil è oltre il 130 per cento, contro il 97 francese. L’imbarazzo aumenta se, rispetto a annunci trionfalistici, si registrano ritardi preoccupanti sulla ricostruzione del ponte Morandi crollato a Genova a metà agosto. Dopo quaranta giorni di blocco per lo scontro tra Di Maio, le autorità locali e le aziende interessate, forse il provvedimento arriverà oggi: questo ha annunciato Di Maio.
Ma ieri il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha visitato il Salone nautico nel capoluogo ligure senza che il decreto fosse stato approvato. Le stesse norme sulla sicurezza, presentate dal ministro dell’interno, Matteo Salvini col premier Giuseppe Conte, dovranno aspettare almeno fino a oggi per essere mandate al Quirinale. Il decreto è a Palazzo Chigi perché, «per cortesia istituzionale», ha spiegato il ministro e leader della Lega, sarà mandato a Mattarella «un’ora dopo quello di Genova»; che non c’è ancora. Forse, si sta per archiviare un ritardo che ha creato malumori crescenti.
I nodi delle misure di Salvini e Di Maio. La strategia sugli immigrati è il prezzo che il M5S è pronto a pagare per il sì alle proprie richieste