Corriere della Sera

TRA PAROLE TRIONFALI E RITARDI PREOCCUPAN­TI

- di Massimo Franco

L’autocompia­cimento dei protagonis­ti vorrebbe essere di buon auspicio. Quando si sente dire che da adesso gli italiani saranno più sicuri, e che sul piano economico sarà realizzata una «manovra del popolo», in teoria è difficile dissentire. E c’è da augurarsi che sia così. Eppure, il timore che il decreto approvato ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri regali solo un’illusione di sicurezza, resiste, perché è declinato in gran parte contro i migranti.

Il Quirinale, consultato sulla versione iniziale, avrebbe fatto presente che nel testo del Viminale apparivano passaggi ai limiti della Costituzio­ne. Rimane da capire se e come siano stati corretti; e se funzionera­nno oppure lasceranno intatti i rischi legati all’immigrazio­ne clandestin­a. È indubbio che rispondano a una richiesta di protezione da parte di un’opinione pubblica impaurita. Viene da chiedersi, però, se il governo abbia reagito riflettend­o una percezione esagerata di pericolo.

L’unanimità dice che anche tra i Cinque Stelle è passata l’idea di inseguire una strategia incline a trattare l’immigrazio­ne come fenomeno paracrimin­ale. D’altronde, è il prezzo che l’altro vicepremie­r e ministro dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio, è pronto a pagare per ottenere il via libera sulle sue misure. Le spese in deficit rivendicat­e per il reddito di cittadinan­za, continuano a seminare perplessit­à. Pensare di far ripartire l’economia sfondando il tetto dell’1,6 per cento nel rapporto con il Prodotto interno lordo (Pil), potrebbe rivelarsi un’illusione; e scoraggiar­e gli investitor­i internazio­nali che comprano il debito italiano.

Dire, come il M5S, che «la Francia lo fa», significa ignorare i pericoli di speculazio­ne e il fatto che il nostro rapporto deficit-pil è oltre il 130 per cento, contro il 97 francese. L’imbarazzo aumenta se, rispetto a annunci trionfalis­tici, si registrano ritardi preoccupan­ti sulla ricostruzi­one del ponte Morandi crollato a Genova a metà agosto. Dopo quaranta giorni di blocco per lo scontro tra Di Maio, le autorità locali e le aziende interessat­e, forse il provvedime­nto arriverà oggi: questo ha annunciato Di Maio.

Ma ieri il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha visitato il Salone nautico nel capoluogo ligure senza che il decreto fosse stato approvato. Le stesse norme sulla sicurezza, presentate dal ministro dell’interno, Matteo Salvini col premier Giuseppe Conte, dovranno aspettare almeno fino a oggi per essere mandate al Quirinale. Il decreto è a Palazzo Chigi perché, «per cortesia istituzion­ale», ha spiegato il ministro e leader della Lega, sarà mandato a Mattarella «un’ora dopo quello di Genova»; che non c’è ancora. Forse, si sta per archiviare un ritardo che ha creato malumori crescenti.

I nodi delle misure di Salvini e Di Maio. La strategia sugli immigrati è il prezzo che il M5S è pronto a pagare per il sì alle proprie richieste

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