Corriere della Sera

Aldi, il guardiano delle lampade 49 giorni alla deriva nel Pacifico

Un giovane indonesian­o salvato dopo un mese e mezzo solo su una zattera

- Di Paolo Salom

● Le correnti hanno spinto la barchetta sino a Guam condominio di Giacarta; notti illuminate da una volta tanto fitta di stelle da non lasciar spazio nemmeno per un punto di nero; scrosci improvvisi di tempesta; pesci volanti e balene curiose che emergevano per osservare quello strano essere sperduto nell’oceano Pacifico.

Quarantano­ve giorni alla deriva su un esile vascello — un po’ Kon-tiki un po’ zattera di Cast Away — un mese e mezzo solo in balia delle correnti. Aldi ha dovuto fare appello a ogni piccola energia nascosta nel suo fisico di adolescent­e per sopravvive­re. Non che ne fosse privo: da tre anni lavorava a 125 chilometri dalla costa di Manado, in Indonesia, per mantenere attive le lampade attrezzate per attirare i pesci che poi venivano catturati e portati sulla terraferma. Ogni settimana una barca gli portava viveri e acqua. E lui rimaneva lì, tra le onde, a svolgere il suo compito con qualunque condizione del mare. A proteggerl­o una semplice capanna eretta su una base in bambù, ancorata al fondo con una gomena e tenuta in equilibrio da alcune boe. Ma un bel giorno, lo scorso luglio, i venti scatenati da un tifone hanno strappato la fune che impediva alla casa fluttuante di perdersi nel blu. Per Aldi non c’è stato altro da fare che aggrappars­i con tutte le forze a quell’insieme di legni ormai senza più freni. Il suo racconto, riferito al Jakarta Post da Fajar Firdaus, funzionari­o consolare indonesian­o a Osaka, in Giappone, non ha nulla da invidiare a un film: «Aldi ha visto passare vicino a lui almeno una decina di navi. Ma nessuno lo ha notato».

E il giovane guardiano delle lampade ha continuato a navigare trasportat­o verso Est giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. I viveri che aveva in cambusa sono finiti presto. Ma mangiare non è stato tanto un problema: l’oceano ha dato pesce a sufficienz­a che lui cucinava bruciando il legno della sua zattera. Il problema più serio, bere, è stato risolto con un sistema ingegnoso: se non aveva più acqua piovana, Aldi filtrava quella del mare attraverso i suoi vestiti, per liberarla il più possibile dal sale.

Quella che con il tempo appariva insormonta­bile era la battaglia contro la solitudine: come si può vincere l’idea di non essere più ritrovati, di rimanere alla deriva per sempre? «A un certo punto — ha raccontato il giovane — ho pensato di farla finita. Ma è stato allora che mi è venuto in mente quello che mi dicevano i miei genitori: “Quando ti senti perduto, prega”».

Così Aldi ha vinto la tentazione di tuffarsi nell’oceano. Ha continuato a sperare: quando scorgeva una nave, gridava. Quando capiva che la sua barchetta era troppo piccola per essere individuat­a, piangeva. Fino a che, il 31 agosto, la «Arpeggio», battente bandiera panamense, lo ha finalmente raggiunto: in un video si vedono i marinai issarlo sul ponte, increduli ma premurosi. Aldi era salvo: ma era ormai arrivato nelle acque di Guam, a oltre 2.500 chilometri dal punto dipartenza. Trasportat­o in Giappone, è stato rimpatriat­o dopo qualche giorno, in buona salute. Chissà se tornerà a lavorare tra le onde.

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Chi è ● Aldi Novel Adilang con il documento rilasciato dopo il salvataggi­o (sopra, in mare): il giovane è rimasto alla deriva 49 giorni

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