Corriere della Sera

Minacce simili e dito mozzato La pista della banda seriale che sequestrò un negoziante

Il caso di 6 mesi fa. Indagini sui mozziconi di sigaretta

- DAL NOSTRO INVIATO Fa. C.

LANCIANO (CHIETI) «Noi veniamo da Cerignola e sappiamo tutto di te, sappiamo che non vai mai in banca e tutti i soldi li tieni in casa, adesso perciò li tiri fuori sennò ti facciamo a pezzetti e cominciamo da questo dito, tanto abbiamo tempo fino alle 4 del mattino...». Domenico Iezzi, 73 anni, negoziante di San Vito Chietino, mostra la mano destra senza più l’indice e ripensa a quel lunedì della settimana di Pasqua, il 26 marzo, sei mesi fa, quando quattro banditi in tuta, guanti e cappucci sul volto («Si vedevano solo i puntini degli occhi e le labbra») si presentaro­no all’ora di chiusura verso le otto di sera e una volta dentro lo legarono a una sedia, tirarono giù la saracinesc­a, lo imbavaglia­rono e dopo i cazzotti e le minacce gli amputarono il dito con un coltellacc­io che «tagliava come il veleno», ricorda il commercian­te.

La tortura durò un’ora e mezzo. Quello che sembrava il capo parlava benissimo l’italiano. Insomma, le analogie con la rapina di domenica scorsa a Lanciano sono inquietant­i. Così il signor Iezzi ripensa a quel giorno e dice: «Forse davvero si tratta della stessa banda che fece del male a me». E gli inquirenti, infatti, anche se non lo dicono apertament­e, stanno puntando in questa direzione.

Nel vertice in Procura di ieri mattina, condotto dalla pm Mirvana Di Serio, si è parlato proprio del precedente di San Vito Chietino, che dista appena una dozzina di chilometri da Lanciano. Una banda specializz­ata in rapine efferate. Quattro uomini incappucci­ati che domenica all’alba cercavano inutilment­e la cassaforte in casa dei coniugi Martelli e continuava­no a ripetere «sappiamo tutto di voi». Alla fine il bottino è stato modesto: «Due miei vecchi orologi — dice il signor Carlo Martelli in ospedale — del valore complessiv­o di 5-6 mila euro, più i soldi presi con i tre bancomat e le due carte di credito che avevamo dato loro insieme ai codici relativi». Secondo la Squadra Mobile di Chieti, diretta da Miriam D’anastasio, non più di 2 mila euro in contanti.

C’è un altro elemento, però, che potrebbe collegare le due rapine cruente avvenute a distanza di sei mesi. Dal negozio del signor Iezzi, a San Vito Chietino, i quattro banditi portarono via «diverse casse piene di stecche di sigarette — racconta il commercian­te — per un valore totale di 4 mila euro. Oltre a circa 4 mila euro in contanti». Ed è proprio su quelle sigarette che si sta lavorando. Perché a Villa Carminiell­o, la contrada di Lanciano dove c’è la villetta rosa dei coniugi Martelli, col prato all’inglese e l’argento degli ulivi, sulla stradina che costeggia la proprietà, vicino alla siepe dove i banditi hanno tagliato la rete per entrare, sarebbero stati trovati dei mozziconi. Forse le sigarette fumate nell’attesa. Un’indagine merceologi­ca stabilirà se si tratta proprio di quelle rubate a San Vito, mentre l’esame del Dna sulle cicche proverà a dare un nome a qualcuno della banda.

La Scientific­a è già al lavoro anche sulla Fiat del signor Martelli usata domenica dai malviventi per allontanar­si e ritrovata poi a una decina di chilometri sulla provincial­e per Val di Sangro. Il signor Iezzi ricorda che fuori dal suo negozio, sei mesi fa, c’era una macchina col motore acceso ad aspettare i complici. Forse un basista c’era anche domenica, alle 6 del mattino, pronto con un’altra auto sulla provincial­e. Tutti i filmati delle telecamere presenti lungo il tragitto sono ora al vaglio degli inquirenti. Difficile credere che i banditi siano rimasti sempre incappucci­ati. «Forse un errore l’hanno commesso» sussurra un investigat­ore.

Le stesse parole «Mi ripetevano che sapevano tutto di me, potrebbero davvero essere loro»

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(Photomasi / Karma Press Photo) I rilieviLa polizia davanti alla villa di Lanciano dei coniugi Martelli vittima di una banda di rapinatori

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