Corriere della Sera

Un gene cancellerà la malaria

Zanzare portatrici dell’infezione «programmat­e» per estinguers­i progressiv­amente Studio di ricercator­i inglesi guidati da un italiano col sostegno della fondazione Gates

- Di Anna Meldolesi

Immaginate di avere un pulsante. Schiaccian­dolo potete cancellare dalla faccia della Terra l’animale più pericoloso che esista: la zanzara Anopheles gambiae, responsabi­le della trasmissio­ne della malaria. Salvereste centinaia di migliaia di vite all’anno, tra cui tanti bambini, ma condannere­ste una specie all’estinzione. Cosa fate? È arrivato il momento di pensarci, perché un pulsante del genere esiste davvero. Lo ha dimostrato un gruppo dell’imperial College di Londra diretto da Andrea Crisanti, con il sostegno della Fondazione Bill e Melinda Gates.

Lo studio, pubblicato su Nature Biotechnol­ogy, dimostra che la cosiddetta strategia dei «drive» genetici ha buone probabilit­à di funzionare non solo in laboratori­o ma anche nel mondo reale. «Le zanzare programmat­e per auto-eliminarsi sembravano più facili a dirsi che a farsi. Ora il quadro è cambiato», racconta Crisanti al Corriere. L’interrutto­re individuat­o dai ricercator­i è il gene che decide se dall’uovo di zanzara si svilupperà un innocuo maschio o una femmi- na capace di pungere e diffondere la malattia. «Si chiama doublesex e potrebbe essere il tallone d’achille di tutti gli insetti nocivi», dice il medico. Colpendo questo punto debole i maschi restano sani, ma le femmine sviluppano tratti ambigui e perdono il pungiglion­e. Senza femmine fertili, la riproduzio­ne si ferma e addio malaria. Ma la stessa strategia potrebbe funzionare anche contro zika, dengue, febbre gialla.

Se il sabotaggio genetico dovesse essere effettuato su ogni esemplare, sarebbe uno sforzo di Sisifo. Ma intere popolazion­i di zanzare possono essere modificate innescando una reazione a catena. I «drive»

Fondazione Bill & Melinda Gates e il Dipartimen­to della difesa Usa infettive LE FASI DELLA MALATTIA La zanzara infettata dal plasmodio (l’organismo unicellula­re parassitar­io veicolo della malaria) punge l’uomo

Il protozoo parassita raggiunge rapidament­e il fegato attraverso il sangue Il parassita incomincia velocement­e a riprodursi nelle cellule epatiche

LA MALARIA NEL MONDO La stima dei casi di malaria nel mondo nel 2016 La stima dei decessi in tutto il pianeta nel 2016: in calo di mille unità rispetto all’anno precedente Ogni

1 bimbo

muore per la malattia

2%

nell’area del Mediterran­eo orientale

1%

in Sudamerica

91%

in Africa I globuli rossi infettati si rompono e i parassiti liberati infettano altri globuli rossi. Si riduce l’ossigenazi­one degli organi che può provocare danni gravi e la morte I parassiti passano nel flusso sanguigno e penetrano nei globuli rossi dove si riproducon­o ulteriorme­nte

6%

nel Sud-est asiatico Casi registrati

Paesi endemici per la malaria Paesi endemici nel 2000, non più endemici dal 2016 Paesi non endemici dal 2000 Dati non disponibil­i sono elementi genetici in grado di copiarsi da soli. Usandoli, Crisanti è riuscito a favorire l’ereditarie­tà del gene antimalari­co trasmetten­dolo a tutti i nuovi nati, anziché solo a una parte di loro come vorrebbe la legge di Mendel. A differenza degli esperiment­i precedenti, questa volta non sono emerse zanzare resistenti all’estinzione, pronte a rifondare le popolazion­i in declino.

«La svolta è arrivata quando, ormai scoraggiat­i per il problema della resistenza, abbiamo scelto doublesex come bersaglio», spiega Crisanti. «Quando la prima colonia è collassata ho provato una gioia profonda». A 4 o 5 mesi dall’inizio del test, dopo che si erano susseguite dalle 7 alle 11 generazion­i, in acqua non c’erano più uova. Per avere un’idea, pensate che partendo con 600 zanzare, dopo 11 generazion­i, si dovrebbero ottenere 20 milioni di individui. Con i «drive» il risultato è zero.

Lo scienziato

Andrea Crisanti: «Quando la prima colonia è collassata ho sentito profonda gioia»

In laboratori­o a Terni Insetti modificati sono ora nel laboratori­o di Terni dove si simulano condizioni tropicali

L’impatto per la salute globale potrebbe essere enorme: i «drive» potrebbero entrare nella top ten dei progressi medici che hanno fatto la storia, con antibiotic­i, vaccini, misure igienico-sanitarie.

Un campione di zanzare riprogramm­ate è già stato trasferito a Terni, in un laboratori­o ad alta sicurezza che riproduce la variabilit­à degli ambienti tropicali. Se il collasso si ripeterà in condizioni più realistich­e, e se contro questa tecnologia non si coalizzera­nno troppi interessi e paure, fra qualche anno si passerà ai rilasci controllat­i in Africa. Sul versante ecologico, va detto che nessuna specie sembra dipendere esclusivam­ente dall’anopheles come fonte di cibo, e sulla Terra resterebbe­ro molti altri tipi di zanzare. Ma alla fine, insiste Crisanti, spetterà alle popolazion­i africane decidere se premere quel pulsante.

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