OLIMPIADI INVERNALI 2026, DAI TORMENTI SVEDESI UN’OCCASIONE PER L’ITALIA
Che cos’hanno in comune la situazione politica in Svezia e la candidatura italiana a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 ? In apparenza lontane, sono legate in un quasi rapporto di causa-effetto. Sarebbe Stoccolma infatti l’avversaria potenzialmente più pericolosa del binomio Milano-cortina o del trinomio Milanocortina-torino. Sarebbe, appunto. Se non fosse che lo stallo politico seguito alle recenti elezioni svedesi rischia di far mancare le garanzie finanziarie che devono essere consegnate al Cio entro gennaio. Crisi complicata quella nordica, perché chiunque voglia governare dovrà rompere le promesse elettorali e scendere a patti con Sverigedemokraterna, il partito populista di estrema destra, che sulla candidatura olimpica è piuttosto freddo. In ogni caso, è poco probabile che la Svezia avrà un nuovo governo prima di gennaio. Detto altrimenti, la candidatura svedese, quella più difficile con cui misurarsi, è ad alto rischio di evaporazione. E qui torniamo a casa nostra. Per la seconda volta in meno di 10 anni, il caso potrebbe offrirci la possibilità di segnare un gol a porta vuota, o quasi. Possiamo vincere l’organizzazione di un’olimpiade, occasione d’investimento umano e finanziario, che se gestita con intelligenza e serietà può diventare volano economico, sociale e perfino strategico. E noi che facciamo? Litighiamo e pasticciamo, ostaggi dell’incoerenza antimoderna di un partito di governo, il pentastellato, che a Torino fa i capricci, a Roma dice no e soprattutto conferma di non avere un’idea futura dell’italia. La storia ci insegna che le Olimpiadi non sono una benedizione o una jattura, ma un’opportunità. Si può uscirne migliori o affondarvi. Essere Barcellona. O essere Atene. Quello che non possiamo fare è rifiutarci di accettare la sfida.