Le tenerezze dei politici papà
«Parlo da papà». È un tormentone che Matteo Salvini butta là appena può. Gli piace far sapere agli italiani che sente nei confronti del Paese la stessa responsabilità che è del buon padre di famiglia (poco importa se divorziato). L’altro giorno, sul palco di Atreju, invitato da Fratelli d’italia, poiché continuava a guardare il cellulare, ha confessato: «Ho lasciato i miei figli soli a casa e li sto seguendo… Ecco, il grande mi dice che stanno facendo i compiti, speriamo sia vero». Che tenerezza. In aggiunta anche la tenerissima scenetta del figlio che si dissocia dal padre: «Mi ha detto: ho capito che da grande farò di tutto fuorché il politico». Molto tenera anche la postilla paterna: «E ho tirato un sospiro di sollievo». Ovviamente, Salvini dice «papà» e non «padre», così come nel citare sua madre preferisce dire «la mia mamma» («la mia mamma mi ha chiesto di ridere di più»). Tutti richiami che gli danno una connotazione tanto affettiva e umana, oltre che molto italiana, stemperando il grugno che mette su quando invece parla di migranti («figuratevi se io che sono papà di due bambini voglio affogare la gente in giro…») o quando torna a proporre il servizio militare obbligatorio. Il giorno in cui ha inviato un tenero in-bocca-al-lupo alla sua compagna per la nuova trasmissione, sempre sui social ha postato la foto della figlia Marta con zainetto e grembiulino, accompagnata da un messaggio carico di tenerezza: «Buon primo giorno di scuola, Principessa!». Un altro giorno, impegnato via Facebook in un importante messaggio politico, è stato interrotto dalla figlioletta e l’ha teneramente spedita a vedere i cartoni, perché «il papà sta lavorando». Domenica da Giletti ha detto che ha preferito giocare con i suoi figli piuttosto che ascoltare non so quale intervista alla Fornero. Anche Renzi ha parlato parecchio della famiglia, per esempio ringraziando la moglie Agnese per avere tenuto i figli «al riparo» negli anni di Palazzo Chigi o ricordando la domanda ingenua di Ester: «Papà, con chi si gioca questa volta alle primarie?». E il tenero giuramento di Berlusconi sulla testa dei propri figli è rimasto un momento indimenticabile. Il governo del cambiamento non cambia, semmai rafforza, i fondamentali: cuore di mamma (o di mammo) e sceneggiata. Tutto il resto è noia (o naja).