«Testi scolastici cari, ma non è colpa dei librai»
Sono un piccolo libraio di provincia. E sono un po’ (tanto) stanco di un clima che si è creato contro questo nostro lavoro. In questi giorni è di moda rilanciare le denunce delle associazioni dei consumatori, indignate perché ogni studente dovrebbe spendere 1.100 euro per libri e corredo con «rilevazioni», delle quali non è dato sapere alcunché, a cui fanno seguire strampalate indicazioni per difendersi dal presunto «caroscuola» (in sostanza acquistare online o al supermercato, fare acquistare alle scuole, che per legge non possono, ecc). Non trovano altrettanto spazio le rilevazioni puntuali effettuate con modalità chiare e scientifiche dai sindacati dei librai e cartolibrai, che rilevano come invece la spesa seppur concentrata a settembre è molto più bassa. Ma perché fare sempre del sensazionalismo? Noi librai saremmo pronti a discuterne perché anche noi siamo coscienti che ci sono problemi, ma che forse vanno visti sotto un’altra ottica che non sia quella della caccia al libraio. Ad esempio il tasso, bassissimo, di utilizzo delle centinaia di pagine che ogni volume propone. Siamo stanchi pure noi delle logiche di questo mercato folle e avevamo inviato all’antitrust un esposto, ma giace senza risposte da 2 anni. A chi giova dipingere le spese per l’istruzione, gonfiandole, come un salasso e un peso, e non come un investimento?
Alzano Lombardo (Bg)
Antonio Terzi,