Corriere della Sera

Il Jobs act, Biagi e quelle parole del vicepremie­r

- Di Daniele Manca

«Sia dannato il giorno in cui venne fatto il Jobs act. Chi lo ha fatto non deve essere chiamato statista ma assassino politico». Sono parole di ieri del vicepremie­r Luigi Di Maio. Sembra di essere in una campagna elettorale continua. Immediata la reazione di Matteo Renzi chiamato in causa. Ma una o più leggi, soprattutt­o quelle sul lavoro, non possono diventare oggetto di demonizzaz­ione e accuse alla leggera. Il nostro Paese ha pagato con il sangue di troppi studiosi e giuslavori­sti l’aver voluto superare un mondo di norme reificato e ingabbiato nella burocrazia. Una scia di attacchi e attentati che hanno portato all’uccisione di professori e avvocati solo per il fatto di voler proporre un cambiament­o. Una lunga serie iniziata con il ferimento di Gino Giugni, padre dello Statuto dei lavoratori e docente di diritto del Lavoro. L’uccisione alla Sapienza di Ezio Tarantelli, sindacalis­ta Cisl professore anch’egli di Economia del lavoro. Il ferimento del funzionari­o di Palazzo Chigi Antonio Da Empoli. L’uccisione di un altro docente, Massimo D’antona, fino a Marco Biagi, autore anche di una legge che porta il suo nome. Troppo dolore e insensata violenza che dovrebbero sconsiglia­re l’uso politico di parole che con la politica e la democrazia non hanno nulla a che fare.

daniele_manca

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy