Petrolio, i primi timori per il balzo sopra 80 dollari
Il prezzo del petrolio vola ai massimi da 4 anni, dopo la decisione dell’opec, l’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, e dei suoi alleati tra cui la Russia di non modificare le quote produttive: il greggio è arrivato a sfiorare gli 81 dollari al barile, il massimo dal 2014. Nessun cambio di rotta, dunque, nonostante l’invito del presidente degli Usa, Donald Trump, che in un tweet la scorsa settimana ha chiesto di fare «calare ora i prezzi». La ripresa del petrolio, tanto auspicata anche per aiutare la ripresa dell’inflazione in Europa fino a quella soglia del 2% sotto la quale un’economia è in salute, ora comincia a destare anche qualche preoccupazione perché rischia di essere un freno alla crescita globale. A complicare lo scenario, a novembre entreranno in vigore le sanzioni degli Usa nei confronti dell’iran, che ne ridurranno le esportazioni di greggio. Per il Ceo dell’eni, Claudio Descalzi, a New York per la firma di un’intesa di collaborazione con il Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite, «se dovesse superare questo prezzo, sarebbe un problema per i consumatori, ma anche per noi e lo abbiamo visto con quello che è successo. È difficile perché in 4 anni il mondo dell’energia non ha investito e quindi per la prima volta, già dall’anno scorso, abbiamo una supply che è già inferiore alla domanda e quindi probabilmente il prezzo salirà».