«Più competitivi e più giusti Con una riforma fiscale si può»
Poggi (Deloitte): negli ultimi 5 anni i maggiori Paesi hanno cambiato le regole
«Per nove italiani su dieci l’attuale sistema fiscale è inadeguato e non equo, mentre la metà lo percepisce come un nemico, caratterizzato da una forte evasione, favorita da un carico fiscale elevato». Perciò «la riforma del fisco è una priorità assoluta e non più rinviabile per superare le sfide maggiori», afferma Andrea Poggi, 50 anni, senior partner di Deloitte & Touche, anticipando alcuni dei risultati dell’indagine, in collaborazione con Swg in 6 Paesi oltre all’italia, che sarà presentata giovedì a Roma nel corso del Deloitte Strategy Council, dedicato quest’anno a Equità fiscale e crescita economica sostenibile.
«Il fisco è il modo per recuperare le risorse e risolvere i grandi problemi», sostiene Poggi. A cominciare dalla disoccupazione, messa al primo posto dal 67% degli italiani; poi figurano le disuguaglianze sociali (54%) e (solo) al terzo posto l’immigrazione (41%). «I principali Paesi, dal Giappone agli Stati Uniti, ma anche Spagna, Lussemburgo, Ungheria e Francia, negli ultimi 5 anni hanno cambiato il loro sistema fiscale per aumentare la competitività dell’economia o promuovere l’equità sociale, ma i due obiettivi possono essere perseguiti allo stesso tempo, come ha fatto il Lussemburgo».
Le direttrici di intervento sono «essenzialmente quattro». Alcuni Paesi hanno ridotto le tasse per le imprese, con particolare attenzione a innovazione e Pmi. «Si pensi ad esempio agli Usa, dove la corporate tax ha avuto un taglio dal 35 al 21%; o all’ungheria, in cui oltre alla riduzione dell’aliquota dal 19 al 9%, sono state introdotte ulteriori agevolazioni per le piccole imprese e le start-up», spiega Poggi. Altrove sono stati portati incentivi per ridurre il carico fiscale delle famiglie. «La Francia ha modificato i parametri d’imposta sul reddito delle persone fisiche meno abbienti, e ha aumentato le detrazioni fiscali su assicurazioni integrative e abitazione». C’è chi ha puntato sulle politiche per stimolare l’occupazione. «E’ il caso del Giappone, che ha introdotto un credito d’imposta del 25% per le imprese che documentano un aumento medio degli stipendi dei lavoratori di almeno il 3% all’anno». Un altro focus infine è l’aumento della competizione imprenditoriale a livello internazionale, attraverso misure ad hoc per attrarre capitali esteri. «Il caso più lampante è l’introduzione della cosiddetta repatriation tax negli Stati Uniti, che permette il rientro di capitali tramite il versamento di un’aliquota ridotta una tantum».
Secondo Poggi, per non restare indietro, «dobbiamo farlo anche noi, gli italiani chiedono un sistema diverso, con meno sprechi e più equità, consapevoli — è questa forse la novità più sorprendente dell’indagine — che riformare il fisco è indispensabile per poter investire in competitività».
Dove ispirarsi? «Dovremmo prendere un po’ da tutti: arrivare ultimi, in fondo, ci permette di prendere il meglio da ogni riforma». Sulla lotta all’evasione, che è uno degli aspetti più sentiti dagli italiani (2 su 3 dichiarano di assistere al mancato rilascio di fatture e scontrini fiscali), gli spunti non mancano. Poggi cita alcuni esempi. «Estonia, Belgio, Danimarca puntano a raggiungere la cashless society, la società senza contante per limitare l’economia sommersa. In Portogallo con l’iniziativa “factura da sorte”, lotteria di Stato basata su fatture inviate dai cittadini all’agenzia delle Entrate, il gettito Iva è aumentato del 7,9% e le fatture emesse del 45%. In Canada gli evasori fiscali sono segnalati direttamente dai privati cittadini, che ricevono fino ala 15% delle imposte riscosse». Altri spunti. Per favorire l’innovazione, «a Singapore il governo ha disposto, tra l’altro, ulteriori agevolazioni per le società in fase di startup, con un’esenzione d’imposta totale sui primi 100 mila dollari di imponibile». Mentre «in Estonia, l’identità digitale consente al cittadino di possedere un documento unico valido come patente, carta di debito, tessera sanitaria e così via, consentendo una dichiarazione dei redditi veloce, con un risparmio stimato intorno a circa il 2% del Pil». Aspetto, quello della semplificazione, cruciale per l’italia, dove a causa della complessità solo 3 italiani su 10 dichiarano di riuscire a gestire da soli gli adempimenti di un fisco che prevede perfino una sovrimposta di confine sui fiammiferi.