C’è solo Higuain
L’attaccante sempre più decisivo non basta al Milan per vincere I problemi sono mentali e tattici: la squadra si impaurisce facilmente e subisce troppi gol: quasi 2 a gara
MILANO La più bella è questa: «Pipita d’oro, Milan d’ottone». I social, si sa, non perdonano. Sono crudeli, eccessivi, spietati, però a volte ci azzeccano, rendono l’idea, vanno dritti alla questione. Forse ottone è troppo, perché va detto che il primo tempo rossonero contro l’atalanta è stato a tratti di alto livello, anzi, l’impressione è che lì si sia addirittura visto il miglior Milan di stagione — palla a terra, due tocchi, rapidità, fantasia — ma la sostanza è quella, vale a dire che Higuain non basta, non può bastare. Perché non basta un grande giocatore per diventare una grande squadra. Così come non può bastare nemmeno «giocare bene», qualunque cosa significhi.
Servono i punti, perché 5 in 4 partite non sono una media da quarto posto ma da salvezza stiracchiata. Meglio saperlo. Gonzalo, sempre più decisivo, ha impiegato un minuto e mezzo a centrare il suo terzo gol consecutivo, il primo a San Siro. Eppure non è stato sufficiente per capitalizzare un successo che dopo mezz’ora sembrava fuori discussione. Serve di più, serve altro, serve il Milan. I cui limiti, stavolta, sono emersi dopo l’intervallo quando è bastato un doppio cambio ruolo per ruolo — Rigoni e Zapata per Pasalic e Barrow — a mandare in cortocircuito Gattuso e il dispositivo rossonero e a smascherare quella che sta diventando sempre più una certezza: più che atletico, il problema è mentale. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che a Cagliari «l’altra faccia del Diavolo», quella impaurita,
L’obbligo
I rossoneri hanno adesso un buon calendario, fare punti diventa un obbligo