Corriere della Sera

Bernardesc­hi, che crescita: è lui il valore aggiunto della Juve

Non solo CR7 (di cui è amico): decisiva l’evoluzione di Federico. Su cinque partite, per tre volte è stato il migliore

- Alessandro Bocci

Qual è la differenza più significat­iva tra la Juventus che ha vinto il settimo scudetto e quella che ha già messo le fondamenta per l’ottavo? Cristiano Ronaldo, d’accordo. Ma in questo scorcio di stagione, più che CR7, ha impression­ato Federico Bernardesc­hi. Quando entra dalla panchina è implacabil­e: un gol e un assist (dalla bandierina) a Verona nell’esordio contro il Chievo, la rete della tranquilli­tà a Frosinone. Il salto, rispetto alla scorsa stagione, la prima a Torino, è stato esponenzia­le. Oggi Berna è uno dei punti di riferiment­o della squadra di Allegri: giovane, forte, italiano, fidelizzat­o. «Non vedo perché dovrei andarmene dalla Juve», ha raccontato l’ultima volta in Nazionale.

Il numero 33 ha le idee chiare. Ce le ha sempre avute sin da quando, nel maggio 2016, si è rifiutato di allungare il contratto con la Fiorentina. Non voleva solo cambiare squadra e fare un salto di qualità. Voleva la Juventus. «E non mi sono mai pentito». Neppure nei primi lunghi mesi di apprendist­ato, in cui è stato aiutato e sostenuto dai capitani del gruppo, Buffon e Chiellini, suoi corregiona­li.

Pagato 40 milioni più 5 di bonus, c’è chi ha ironizzato sulla spesa. E invece Bernardesc­hi vale l’investimen­to. L’anno scorso un infortunio lo ha ricacciato indietro quando a febbraio sembrava pronto per prendersi la squadra. Ora sta consumando la rivincita: 273 minuti in cinque partite (contro il Sassuolo non è entrato) e per tre volte è risultato il migliore: Chievo, Frosinone e Valencia, in Champions League, l’unica che ha giocato dall’inizio alla fine senza essere sostituito. E questo la dice lunga sulla consideraz­ione di Allegri nei suoi confronti.

La crescita esponenzia­le di Bernardesc­hi è sorprenden­te solo per chi non ne conosce la determinaz­ione. La stessa di quando, ancora bambino, faceva tutti i giorni Carrara-firenze andata e ritorno per allenarsi. Il segreto è il lavoro, duro, sempre. Come Ronaldo, con cui è entrato in grande sintonia, passa le ore in palestra. Il crossfit è il suo più caro compagno di viaggio, un allenament­o tosto che aiuta a rendere il fisico scolpito, tanto per emulare il mito Shevchenko. Lo stress del suo primo sfortunato anno torinese lo ha combattuto con un lungo viaggio negli Stati Uniti, nel vecchio West, alla ricerca di sensazioni diverse. Ora è pronto per prendersi tutto, la Juve e l’azzurro. Grazie alle sue qualità di giocatore multifunzi­onale: ala, ma anche interno di centrocamp­o e all’occorrenza trequartis­ta dietro la punta. Bernardesc­hi ha forza, gamba, palleggio, tiro. Un giocatore completo. È la Juve di CR7, può diventare anche quella di FB33.

Il carattere

Tanto lavoro, fisico scolpito dal crossfit «Mai pentito di essere venuto qui»

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