Giovedì i rossoneri a Empoli cercano il rilancio
inquieta e perdente, sia comparsa all’inizio, nei primi 20-25 minuti, e non alla fine come è invece avvenuto l’altra sera a San Siro. L’aspetto incoraggiante è che il tema è stato inquadrato: «Questione di mentalità, dobbiamo pensare e giocare da grande» ha ammesso il direttore Leonardo. «Siamo a due facce, giochiamo bene ma non duriamo abbastanza» l’analisi di Gattuso, al quale però va imputata una gestione dei cambi del tutto inefficace, specie quel Bonaventura-bakayoko che a 20 minuti dalla fine ha fatalmente rimesso in pista l’atalanta. Serve una soluzione, ora, prima che sia troppo tardi.
La questione è anche tattica. Migliora la fase offensiva, con Bonaventura che sta completando la sua piena maturazione da mezzala e con un Suso sempre più sintonizzato sul Pipita, ma là dietro i guai sono vistosi. E sono inquadrati da un dato inequivocabile: 7 gol subiti in 4 partite, quasi 2 per volta. Nel girone di ritorno dello scorso campionato, stesso allenatore, erano la metà. Ma c’era Bonucci, già, ora invece la coppia di centrali Romagnoli-musacchio non regge mai i 90’ e l’inserimento di Caldara procede eccessivamente a rilento. Se poi il centrocampo non contribuisce c’è poco da fare, come confermano anche le statistiche di palle recuperate, falli commessi e contrasti vinti: il Milan è in coda ovunque. Quelli che erano i punti di forza del Gattuso giocatore sono oggi i punti deboli del Gattuso allenatore, uno strambo controsenso sul quale occorre intervenire subito. E il primo a saperlo è proprio Rino. Che ora ha davanti Empoli, Sassuolo, Chievo: si riparte adesso o non si riparte più.