Briatore indagato per corruzione Due arresti
Uno yacht, un processo, Flavio Briatore e due uomini a lui vicini: il commercialista milanese Andrea Parolini, 50 anni, suo consulente, e l’ex direttore provinciale dell’agenzia delle entrate di Genova Walter Pardini, 60 anni, già arrestato per tangenti lo scorso anno nell’ambito di un’indagine su un’impresa di sicurezza campana. Entrambi sono finiti ieri ai domiciliari con l’accusa di corruzione e tentato depistaggio, mentre Briatore è stato raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione e invitato a comparire in Procura. Secondo il gip di Genova Ferdinando Baldini, che ha accolto la richiesta dei pm Vittorio Ranieri Miniati, Walter Cotugno e Patrizia Petruzziello, Pardini e Parolini avrebbero «preparato un atto denominato proposta di conciliazione (con l’aiuto di due funzionarie dell’agenzia delle Entrate, indagate e sospese dal servizio, ndr)», scrive il gip in una ordinanza sostenuta da varie intercettazioni telefoniche. Lo scopo? «Attestare falsamente l’insussistenza delle norme penali» nel tentativo di scagionare Briatore da alcuni reati di natura fiscale, per cui era in corso il processo d’appello, poi comunque finito con la condanna a un anno e mezzo dell’imprenditore piemontese. Per quanto riguarda la corruzione Briatore, in concorso con Parolini, avrebbe promesso all’allora capo dell’agenzia delle Entrate genovese il «procacciamento di clienti per il suo resort in Kenya». La vicenda è quella del Force Blue, lo yacht di 63 metri sequestrato all’imprenditore nel 2010 dalla Guardia di Finanza di Genova al largo di La Spezia. L’imbarcazione sarebbe stata al centro di un’evasione fiscale che nasceva dalla destinazione d’uso. Briatore aveva dichiarato un utilizzo commerciale, per i pm sarebbe stato invece essenzialmente diportistico, privato, cosa che avrebbe consentito un notevole risparmio fiscale: sono stati contestati mancati versamenti di Iva all’importazione per 3,6 milioni di euro e di accise sul carburante per 800 mila euro. Dopo il sequestro, lo yacht era stato autorizzato dal giudice a riprendere il mare come charter e da più di 6 anni è gestito da un amministratore giudiziale che gira ogni incasso allo Stato. Ora potrebbe essere confiscato ed entrare a far parte della flotta pubblica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA