Forza delle immagini e attori straordinari: la scelta ideale
Dei ventun titoli italiani autocandidatisi agli Oscar quello di Matteo Garrone era sicuramente il migliore: per la forza delle sue immagini, della sua storia e delle sue interpretazioni. Non a caso Dogman aveva già conquistato il Festival di Cannes, dove era stata incoronata la prova di Marcello Fonte con la Palma del miglior attore. Le domande che ci si possono fare, allora, non riguardano la qualità artistica ma il «misterioso» gusto di membri dell’academy scelti per decidere prima la short list, poi la cinquina delle nomination e infine l’oscar del miglior film in lingua straniera. Che gusti possono avere? Che tipo di cinema può far breccia? Ma poi: è giusto preoccuparsi del modo in cui verrà accolto quello che la commissione dell’anica ha considerato il candidato ottimale? Alle prime due domande è difficile rispondere e l’esperienza degli anni passati non aiuta molto: nelle decisioni dell’academy può aver influito lo «spirito dei tempi» (l’attenzione cioè a un tema diventato d’attualità, salvo poi rivelarsi controproducente, come forse è successo l’anno scorso per L’insulto che toccava temi ancora urticanti). Così come non è indifferente la qualità della costruzione narrativa, il suo essere un film «ben scritto» e «ben sviluppato» (da cui la sconfitta di film meno tradizionali, con un finale «aperto», come due anni fa Vi presento Toni Erdmann e l’anno scorso Loveless o The Square). Allora, forse, è meglio non porsi tante domande e dopo aver guardato al cinema che l’italia è capace di produrre scegliere quello che sembra il risultato migliore. Come non sempre è stato fatto negli anni scorsi ma come sicuramente è successo quest’anno. Dogman di Garrone unisce la forza di una storia di tradimenti e di vendette, di umiliazioni e di soprusi con il ritratto di un personaggio che cerca di resistere in un mondo di sopraffazione e di violenza. Ci sono i temi del film di genere e i segni del film d’autore, la sociologia e la psicologia, il personaggio e l’ambiente, il testo e il contesto. Se a Hollywood non lo apprezzano, è solo colpa loro.