Basta austerity: e i socialisti trovano l’intesa con Podemos
Addio austerity, bentornato welfare. La virata a sinistra del governo spagnolo, quattro mesi dopo la sfiducia a Mariano Rajoy e il passaggio della premiership a Pedro Sánchez, è netta ma forse non senza appello. L’accordo sul bilancio siglato fra il leader socialista e il capo di Podemos, Pablo Iglesias, promette di archiviare le politiche restrittive degli esecutivi a guida popolare (che avevano rimesso in sesto i conti) nell’era della Grande recessione e di rilanciare in pompa magna lo Stato sociale. Con l’obiettivo, dichiarato da Iglesias, di arrivare a fine legislatura nel 2020, trasformando l’accordo temporaneo in solido patto di governo. Tra le misure, aumento del salario minimo da 736 a 900 euro, aliquote Irpef maggiorate a partire dai 130mila euro annui, patrimoniale dell’1% sopra i 10 milioni, aumento del 40% del budget per gli assegni sociali, aumento dei fondi alla ricerca, equiparazione entro il 2021 di maternità e paternità.
Numeri incerti Mancano 25 voti in aula per il via libera alla legge di bilancio
L’accoglienza, finora, è gelida. Fischi ieri a Sánchez, durante la sfilata della Festa nazionale, perplessità a Bruxelles, che riceverà il progetto lunedì, prudenza del Fmi sul fronte salario minimo e polemiche durissime dal fronte conservatore: «O la Commissione Ue boccerà il bilancio o il bilancio affosserà la Spagna», ha commentato il presidente del Partito popolare, Pablo Casado. Nonostante le rassicurazioni della ministra delle Finanze, Maria Jesus Montero, molti dubitano che la pressione fiscale colpirà «solo le classi alte e le grandi aziende» e che non ci saranno contraccolpi su un debito pubblico che già sfiora il 100% del Pil.
Prima di tutto, però, bisogna far tornare i conti in Parlamento. Mancano 25 voti per approvare la legge di bilancio, l’asse Psoe-podemos deve necessariamente bussare all’uscio di nazionalisti baschi e catalani. Soprattutto questi ultimi hanno un lungo cahier de doléances e di richieste da presentare a Madrid. Vedremo quali concessioni il welfare potrà fare. E quanti voti porterà il neonato tandem rivoluzionario alle prossime elezioni regionali e municipali, previste in maggio.