L’altolà dei Cinque Stelle: fermare i lavori del Brennero
Potremmo chiamarla la disfida del tunnel del Brennero. I due azionisti di governo, Cinquestelle e Lega, ieri hanno manifestato idee totalmente difformi sulla realizzazione della galleria base del Brennero. Riccardo Fraccaro, ministro pentastellato per i Rapporti col Parlamento, nel primo pomeriggio spara a zero sulla galleria ferroviaria che dovrebbe unire Italia e Austria, da Fortezza a Innsbruck alleggerendo la iper-congestionata A22 con 14 milioni di veicoli ogni anno e quasi 2,5 milioni di tir. «I lavori si devono bloccare, perché i costi sono superiori ai benefici. Stiamo lavorando perché i soldi che paghiamo con le nostre tasse per la mobilità non vadano per scavare un tunnel ma per migliorare la mobilità». Pochi minuti dopo le agenzie di stampa battono la replica piccata di Matteo Salvini: «Se comincio a fare un buco in una montagna, preferisco finirlo piuttosto di lasciarlo a metà. Questo vale per la Pedemontana, il Terzo Valico e l’energia in Puglia. È evidente che i benefici in questo caso sono superiori ai costi». Ma a che punto siamo con un’opera rilevante come questa? Sono stati scavati 90 dei 230 chilometri complessivi. Prendendo in considerazione i possibili oneri finanziari (i rischi di contenzioso e la previsione di un aumento dell’inflazione) il costo del tunnel del Brennero è di 8,3 miliardi, per la metà pagato dall’ue, per il 25% dall’austria e per il restante quarto dall’italia. Attualmente sono operativi quattro cantieri. Per la parte italiana il Mules e il sottoattraversamento Isarco. Bruxelles sta sostenendo il 50% delle spese del cunicolo esplorativo (303 milioni di euro) e il 40% dei costi delle due gallerie di linea (quasi 880 milioni). L’italia ha il 50% di BBT, la società paritetica con l’austria incaricata di realizzare l’opera. Della quota italiana Rfi detiene l’89%. Il tunnel dovrebbe essere pronto nel 2027. Ora gli attraversamenti dei tir al valico del Brennero superano i volumi di tutti i passaggi per i valichi svizzeri.