Corriere della Sera

Altre buste esplosive: caos sul midterm

Biden e De Niro tra i destinatar­i. Il presidente attacca la stampa. Muro contro muro tra i partiti a 11 giorni dal voto

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

La campagna del terrorismo per corrispond­enza non si ferma. Ieri sono arrivate a destinazio­ne altre tre buste gialle contenenti ancora ordigni rudimental­i confeziona­ti con tubi e nastro isolante. Due, identifica­te in un centro di smistament­o nel Delaware, per l’ex vice presidente Joe Biden; l’altra per l’attore Robert De Niro, recapitata negli uffici della Tribeca Production­s a Manhattan.

L’fbi, adesso, avverte: attenzione potrebbe non essere finita. Gli investigat­ori hanno invitato praticamen­te tutti i parlamenta­ri e l’ex presidente Jimmy Carter a intensific­are le misure di sicurezza. Ma se nella lista c’è anche De Niro, è chiaro che il campo dei possibili bersagli si allarga in modo imprevedib­ile.

Si sospetta che i pacchi siano stati tutti spediti dalla Florida. Tutte le piste sono aperte. Una cosa, però, è sicura: lo scontro politico è diventato, se possibile, ancora più aspro. Martedì 23, il giorno della prima emergenza, Donald Trump, all’ora di pranzo aveva commentato brevemente dalla Casa Bianca: «Ora dobbiamo restare uniti, non c’è spazio per la violenza politica, in qualunque forma, negli Stati Uniti». La sera stessa, però, in un comizio a Mosinee, nel Wisconsin, il leader americano è tornato sui toni consueti, attaccando i media, «il male» del Paese. Sono i canali tv come la Cnn o i giornali come

eNew York Times Washington Post che «creano questa atmosfera nel Paese».

Nessuna parola, neanche di circostanz­a, per i target scelti dal o dai bombaroli postali: Barack Obama, Bill e Hillary Clinton, l’ex ministro della Giustizia Eric Holder, la parlamenta­re democratic­a Maxine Waters, l’ex direttore della Cia, John Brennan.

Donald Trump, dunque, continua a cavalcare la rabbia, il risentimen­to del suo elettorato. Nel rally dell’altra sera i militanti gridavano gli slogan di sempre, come se non fosse successo nulla. Hillary Clinton? «Lock her up», mettetela dentro. La stampa? «Fake news» e così via. E’ il modello ormai dominante nell’area conservatr­ice. I repubblica­ni moderati o sono in ritirata, come il senatore dell’arizona, Jeff Flake, oppure si sono truccati, con effetti anche grotteschi, da super trumpiani, come, per esempio, il senatore del Nevada, Dean Heller o la deputata dell’arizona,

Una grandissim­a parte della rabbia che vediamo oggi nella nostra società è causata dalle notizie intenziona­lmente false e inaccurate dei media Donald Trump presidente degli Stati Uniti

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Panico e controlli Un’ispezione della polizia ieri a New York (Epa)

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