Raggi assolta, Di Maio attacca
Il vicepremier insulta i giornalisti e avverte gli editori. Lite con Sala sui negozi
Virginia Raggi assolta dal falso ideologico. Il fatto c’è, ha deciso il tribunale, ma non costituisce reato. Commossa, la sindaca di Roma dopo la lettura della sentenza abbraccia il marito. «Spazzati via due anni di fango, ora avanti a testa alta» dice. La Procura ha già detto che farà appello. Contro i giornalisti si scatena il vicepremier Luigi Di Maio, che parla di «infimi sciacalli». E Alessandro Di Battista lo segue. Politico il giudizio di Matteo Salvini: «Il sindaco va giudicato dai cittadini per quello che fa e non fa». Lite tra il sindaco di Milano Giuseppe Sala e Luigi Di Maio sulle chiusure domenicali.
In tribunale l’assoluzione. Fuori, il processo ai giornali. Meno di un’ora di camera di consiglio e il giudice Roberto Ranazzi pronuncia la sua sentenza: «Assolta perché il fatto non sussiste». Virginia Raggi non commise reato rivendicando la (piena) responsabilità nella promozione di un suo dirigente. Il convincimento di aver agito in piena autonomia, senza l’interferenza del suo ex braccio destro Raffaele Marra, trova conferma in un’assoluzione piena che, ragionevolmente, spiana la via a un altro proscioglimento. Quello di Marra al processo per abuso d’ufficio.
La Raggi esulta. Qualche lacrima (in serata smentita da un tweet: «Non ho pianto»), un bacio al marito Andrea Severini e un abbraccio stretto al suo difensore, Pier Francesco Bruno che, nella requisitoria, aveva parlato di «manicheismo giuridico» riferito all’accusa: «Ha presentato solo i fatti che confortano la propria tesi». Alcuni fan dei 5 Stelle saltano sulle sedie o urlano nel corridoio del tribunale. A caldo la sindaca dichiara: «È stato spazzato via il fango di questi ultimi due anni. Ora avanti per la città a testa alta». Mentre dalla procura il pm Francesco Dall’olio pronuncia la frase di rito: «Aspettiamo le motivazioni, poi valuteremo il ricorso». Confinato al perimetro processuale il commento di Matteo Salvini: «Se c’era qualcuno che aspettava di vincere e di stappare spumante a colpi di sentenze non è il Paese che mi piace questo».
Al mattino Severini aveva postato su Fb un «giornalisti sciacalli» (poi rimosso) che poteva considerarsi uno sfogo personale. Quindi, a sentenza pronunciata, interviene anche il vicepremier Luigi Di Maio che definisce i giornalisti «infimi sciacalli» e annuncia una legge sugli «editori puri»: «Il peggio in questa vicenda — scrive — lo hanno dato (sic) invece la stragrande maggioranza di quelli che si autodefiniscono ancora giornalisti ma che sono solo degli infimi sciacalli, che ogni giorno per due anni, con le loro ridicole insinuazioni, hanno provato a convincere il Movimento a scaricare la Raggi». Quanto al fondatore del Movimento, Beppe Grillo, rilancia: «Colpisci forte mentre riprendono fiato. Esiste una speciale, magica, superficialità quando ti sbattono in prima pagina».
É quasi un via libera. Seguono le esternazioni dell’ex deputato Alessandro Di Battista che lancia accuse pesantissime contro la categoria: «I colpevoli sono quei pennivendoli che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango con una violenza inaudita. Sono loro le uniche putt... che si prostituiscono neppure per necessità ma soltanto per viltà». In serata la replica agli attacchi ai giornali: «Non saranno le minacce e neppure gli insulti a impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro» dicono Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi.