Corriere della Sera

L’ossessione del controllo

- di Goffredo Buccini

Non è questione di minima decenza verbale (ormai archiviata da un pezzo) ma di sostanza politica.

L’ennesimo, scomposto attacco dei capi 5 Stelle contro la libera stampa palesa la fase di grave difficoltà in cui si trova il Movimento. Ed è paradossal­e che ciò avvenga in una circostanz­a che dovrebbe essere lieta per tutti, quale l’assoluzion­e di un’imputata: nello specifico, Virginia Raggi. Alla lettura del verdetto che scagiona la sindaca dall’accusa di falso nella vicenda Marra, Luigi Di Maio pubblica un post contro i giornalist­i nella sua inconfondi­bile cifra letteraria, «gli stessi che ci stanno facendo la guerra al governo provando a farlo cadere» (sic), gratifican­doli poi dell’epiteto di «infimi sciacalli» e promettend­o loro (more solito) una legge punitiva. Dalla sua lunga vacanza guevarista il dioscuro Alessandro Di Battista gli dà man forte. Per lui i cronisti sono «pennivendo­li e prostitute» colpevoli del fango su Virginia. Purtroppo, però, la sindaca avrà ben compreso che i 5 Stelle erano pronti a mollarla con la stessa velocità con cui ora rigirano la frittata contro la stampa. E questo non tanto per quel risibile codice etico creato da loro (non certo dai giornalist­i) nel nome del più becero giustizial­ismo e da loro stessi già emendato più volte alla bisogna, quanto per il mix di diversi fattori di rischio. Lo stato disastroso in cui la Raggi tiene Roma pesa ben più d’una accusa in tribunale. La protesta contro di lei di 10 mila romani due settimane fa s’incrocia con quella dei 30 mila torinesi ieri contro i grillini No Tav, mostrando che nel Paese cresce un’opposizion­e reale. Il referendum di oggi sul trasporto pubblico romano può essere un’altra occasione per verificarl­o. Gli affanni su Ilva, Tap e prescrizio­ne diventano spine dolorose nel rapporto con una Lega ben più coesa. Così quella che potrebbe sembrare un’ossessione ereditata dal vecchio comico che vagheggiav­a tribunali del popolo contro i giornali, insomma l’ennesima isteria d’un vicepremie­r immemore del suo ruolo istituzion­ale, appare in realtà un disperato tentativo di parlar d’altro. Mentre Salvini attende, comodo come un gatto in pescheria.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy